La Polizia di Stato ha individuato e tratto in arresto 4 persone accusate di aver costretto, con violenze e minacce, il testimone chiave di un processo per droga a ritrattare in aula. I 4 poi, non contenti del risultato, avevano continuato l’opera vessatoria per avere anche un “risarcimento danni” dalla vittima.
Costringono il testimone in un processo per droga a ritrattare, poi gli chiedono anche un risarcimento
La vicenda ha inizio nel settembre dello scorso anno e si è svolta nel popoloso quartiere di Bastogi.
I familiari di una donna arrestata per spaccio si sono presentati a casa di un uomo che doveva testimoniare nel relativo processo. Dopo averlo fatto uscire con una scusa, lo hanno picchiato accusandolo di essere “un infame”. La vittima, nei giorni successivi, ha deciso di trasferirsi per sottrarsi ad altre eventuali minacce ma i parenti della pusher hanno continuato con la loro azione concentrando la propria attenzione sui familiari del testimone. L’ultimo avvertimento è arrivato il giorno del processo nei corridoi del Tribunale quando un familiare dell’indagata, incontrando il teste, lo ha ulteriormente minacciato. La vittima si è così convinta ad assecondare gli aguzzini ed in aula ha ritrattato tutte le dichiarazioni rese in fase di indagine, credendo così di chiudere definitivamente la vicenda. Invece gli aguzzini si sono ripresentati chiedendogli un risarcimento in denaro e picchiandolo con una mazza da baseball in un parcheggio di un supermercato.
La denuncia
Solo a questo punto la vittima ha deciso di rivolgersi alla Polizia di Stato ed ha raccontato tutto agli investigatori del XIII Distretto Aurelio, diretto da Alessandro Gullo. I poliziotti, dopo una serie di accertamenti, hanno accertato la veridicità di quanto denunciato e sono riusciti ad individuare i 4 responsabili, in primis la 45enne che era stata accusata di spaccio e poi le altre 3 persone, 2 romani di 32 e 26 anni ed un 22enne originario del Marocco che, a vario titolo, hanno concorso nel reato.
Gli arresti
La Magistratura ha quindi emesso un’ordinanza di custodia cautelare per tutti gli indagati: in carcere per B.O. e D.V.S. – rispettivamente la donna 45enne ed il ragazzo 26enne-, agli arresti domiciliari per gli altri 2 indagati, ovvero S.O. e P.T.. Il reato contestato è l’articolo 611 del codice penale che punisce chi, con violenza e minaccia, costringe taluno a commettere un reato.
Tutte le ordinanze sono state eseguite dagli agenti del XIII Distretto Aurelio.