«Nel prossimo anno scolastico le classi saranno mediamente formate da 25, 27 e anche 30 o più alunne e alunni e questo significa la negazione di una didattica pienamente inclusiva, perché inevitabilmente gli ultimi resteranno ancora più indietro. Un errore questo già commesso e già visto. Con questi numeri sarà impossibile ricominciare con una didattica in presenza al 100% per tutte e tutti. E alle prime avvisaglie di ripresa dei contagi, anche blanda, la soluzione sarà di nuovo quella di richiudere.
Ma il tempo non è ancora esaurito: la determinazione degli organici – quelli che poi determinano il numero di alunne e alunni per classe – è ancora provvisoria e può essere modificata».
Sono queste le parole delle organizzazioni studentesche di Roma e dei Castelli Romani che hanno indetto un’assemblea pubblica nei giardini di piazza Vittorio, a Roma. L’assemblea è stata programmata per domani, sabato 10 aprile, alle ore 15.
Studenti manifestano a Piazza Vittorio
«Per questo – proseguono gli studenti – dobbiamo aprire un conflitto con gli organi competenti ad ogni livello, e lo dobbiamo fare ora. Dobbiamo iniziare ora la battaglia per la eliminazione per le classi pollaio. La prima di una lunga serie di battaglie per la difesa della scuola pubblica ma che già da sola restituirà, se vinta, dignità e centralità alla scuola nel nostro paese.
L’eliminazione le classi pollaio porterà ad un ampliamento degli organici, ad un piano di edilizia scolastica perché saranno necessarie più aule, avremo una didattica migliore e fondata sulla relazione e sull’attenzione ad una vera inclusione, avremo una scuola dove sia possibile ricostruire il funzionamento democratico degli organi collegiali, una scuola dove tutti sono responsabili e parti attive della realizzazione piena del diritto allo studio a partire dagli Aec e Oepa la cui funzione deve essere organica e interna alla scuola e non una forma di subappalto al terzo settore.
Per questo sabato 10 aprile saremo a Piazza Vittorio, insegnanti, studentesse, studenti, genitori, personale Ata, Aec e Oepa per discutere insieme e programmare le prossime iniziative di lotta al Miur, alla Regione, agli Uffici Scolastici Regionali e provinciali, nelle scuole.
Con noi ci saranno anche i movimenti per la difesa della salute, per la realizzazione della medicina del territorio. Perché quello che si sta tentando di operare nella scuola è già stato sperimentato nella sanità, con la privatizzazione, la precarizzazione, l’introduzione del modello aziendale. Così come il diritto alla salute è stato trasformato in un servizio alla persona, differente a seconda delle condizioni sociali in cui ci si trova, anche il diritto allo studio si vuole trasformarlo in un servizio a domanda individuale».
Lo dichiarano in una nota Comunità Educante 100celle, CAOS Coordinamento AEC Operatori Sociali Autorganizzati, Collettivo Ninanda, Cattive Ragazze, Coordinamento regionale Sanità, OSA Opposizione studentesca d’alternativa, Noi restiamo e tutte le realtà di “Scuola zona Rossa”.