Alessandro Pieravanti è voce e percussioni della band che incarna quella Roma che, “cruda”, “nuda”-cit- verace, “accoglie, ama e non perdona, è santa e dissoluta. E te divora come un barracuda”.
Alessandro Pieravanti e Il Muro del Canto
Difficilmente non ci si sente parte di qualcosa, ad un concerto de Il Muro del Canto. Sarebbe molto strano che chi sappia cosa significhi vivere Roma non si riconosca nelle parole delle canzoni del Muro; quelle canzoni che riassumono l’essenza di quei sampietrini secolari dissestati, di sacro e profano, miseria, speranza e eternità.
Il Muro del Canto avvolge l’anima e i sensi con il suo sound dal dialetto romanesco contaminato. Avvolge la Città dei sette vizi capitali, di “mani infami dentro l’acquasantiera”, di immigrazione, lavoratori stanchi, “ammazzasette”, banditi e pezzi grossi. Tutti in braccio a questa madre premurosa “che te mena e t’accarezza”, ma che alla fine, ammalia e ubriaca di quella proverbiale grande bellezza al punto che “non te ne voi più annà”.
Alessandro racconta, con Il Muro, le canzoni dei disgraziati, della Roma periferica di cemento dei palazzinari che ha soppiantato quella dei sampietrini e dei nasoni, le canzoni che volano più alte di San Pietro e il Parlamento. Canta di beccamorti, falsità, gelosia, di sacerdoti che fanno l’omelia e poi “intascano i sordi de mi zia”. Quella umanità con la faccia sporca e l’anima a fior di pelle Pasoliniana, ma che resiste e sa che “la vita è una e non conviene avvelenasse pe ste quattro iene”, come si dice nella Capitale. I concerti del Muro sono feste di gente che balla cantando al cielo poesie in musica, abbattendo tanti preconcetti culturali, perché è musica che unisce con un senso di appartenenza a qualcosa che appunto “è grande come Roma”.
Abbiamo incontrato Alessandro Pieravanti per parlare di sé, di Roma, che ha ispirato Il Muro nel 2012 con l’album del debutto, “L’ammazzasette”, vendendo tremila copie e da li in poi è stata una ascesa continua.
Alessandro Pieravanti e quello spirito di aggregazione del Muro
Undici anni di Muro, quattro album, due singoli e tre libri. Decine di concerti e piazze sempre strapiene.
Alessandro cos’è Il Muro per te? Come ha cambiato la tua vita?
Il Muro è stata ed è una delle cose più belle nelle mia vita. Ma il senso del termine “bello” in questo caso si arricchisce di tante sfumature. La gioia di condividere con i componenti del Muro, passati e presenti, un percorso ricco, intenso e stimolante. Il Muro per me non si ferma a noi sei, ma si allarga a tutti quelli che hanno lavorato e collaborato con noi, il Muro sono tutte le persone che ci sono venute a vedere negli anni, abbiamo visto e vissuto. Un raro spirito di aggregazione e loro più di tutti hanno dato un grosso contributo a costruire l’idea di Muro che abbiamo oggi. Affrontiamo i temi che più ci toccano, raccontiamo storie spesso ambientate a Roma perché questa città vivendola quotidianamente ci aiuta a rendere ancora più reali i nostri racconti.
Roma unisce, nel segno del Muro
La romanità, l’amore, l’anticlericalismo sono al centro delle canzoni del Muro. Sono tematiche secondo te che vi legano a Roma?
Cosa è l’essenza di Roma per te? E perché farci una band? Come nasce Il Muro del Canto?
L’essenza di Roma non l’ho capita e spero di non capirla mai, è questo che ci spinge a continuare a studiare, a ricercare ad osservare. Non abbiamo fatto una band su Roma, stiamo semplicemente raccontando noi stessi e noi siamo inevitabilmente molto influenzati dal luogo in cui viviamo. Roma ha influenzato interessato e coinvolto nella sua storia persone che vivono o sono vissute a migliaia di Km di distanza, figuriamoci chi ci è nato. Il Muro è nato grazie a l’incontro tra musicisti di altre band tra lattine di birra del discount e fumo di sigaretta.
Alessandro Pieravanti e la nascita de Il Muro del Canto
Come è avvenuto l’incontro tra gli altri e con Daniele Coccia ex Surgery?
Eravamo tutti ragazzi che già da qualche anno suonavano e si incontravano in posti che hanno gettato le basi per molto del fermento culturale romano che viviamo ora. Parlo del Traffic nella storica sede di via Vacuna, del Sinister Noise vicino via Ostiense, del Dissesto Musicale a Tivoli Terme e di festival come Woodstock in Sabina. Daniele aveva avuto l’idea per questa ballata dark romantica in romano, ‘Luce mia’, il brano in sé racchiudeva l’idea di un progetto ben più ampio, il nostro entusiasmo e i primi riscontri con il pubblico ci hanno poi spinto a continuare qualcosa che avrebbe caratterizzato le nostre vite negli anni a seguire.
Il sound inconfondibile del Muro
Senza la tua presenza il groove tipico del Muro non sarebbe lo stesso. Come avete trovato il vostro stile folk e rock che vi rende unici, e perché suoni la “batteria” in modo tanto particolare?
Lo stile che ci caratterizza nasce in maniera molto spontanea dal contributo che ogni elemento ha portato negli anni nel Muro. L’idea di suonare in piedi nasce da una volontà di arrangiare e suonare i brani per sottrazione.
Ritmicamente avere meno elementi della batteria mi ha dato la possibilità di scostarmi da alcuni stilemi del rock e di rendere più coinvolgenti le performance live.
Alessandro Pieravanti voce narrante e scrittore: i libri
Tu sei la voce narrante del Muro e hai scritto tre libri. Ce ne parli?
Nei primi due libri ho raccolto alcuni dei monologhi che ho scritto: il primo “500 e altre storie” edito da Goodfellas porta con sé molti dei racconti in romano che ho proposto con il Muro, il secondo “Mestieri” è figlio di un’esperienza al fianco di Roberto Angelini dedicata al mondo del lavoro.
Alessandro e la tovaglia ‘co li fiori’
Ci parli anche della “tovaglia con i fiori”? Cos’ha secondo te di speciale la famiglia romana? E perché quel brano piace a tutti i romani?
La terza esperienza editoriale è stata “Roma Sarà Distrutta In Un Giorno” edita da Feltrinelli Comics. In questo lavoro Roberto Recchioni ha illustrato tre miei racconti e ha scritto una storia fusa con gli accadimenti di quei monologhi. Proprio in questo libro trova spazio il testo da te citato “Domenica a pranzo da tu madre”, non saprei dirti perché quel brano coinvolge così tante persone ma posso raccontarti che nasce semplicemente dal racconto di una mio tipico pranzo domenicale in famiglia, contesto che spero tutti possiamo ritrovare presto in questo periodo di difficile distanziamento.
Il nuovo disco del Muro
Alessandro, cosa farete quando la pandemia sarà finita? Cosa bolle in pentola?
Stiamo preparando un nuovo disco che speriamo di suonare il più possibile in giro per l’Italia. Stiamo lavorando affinché qualcosa possa uscire anche prima.
Torneremo tutti insieme ad un live del Muro del Canto
Ultima domanda; qual è la canzone del Muro che senti che ti appartiene di più?
Escludendo i testi scritti da me, in cui il senso di appartenenza sarebbe troppo scontato e quindi pescando tra i brani cantati da Daniele, negli anni mi sono affezionato a periodi alterni a brani diversi, oggi ti direi di getto “La vita è una”, un brano positivo, pieno di voglia di vivere, speranza che amo suonare dal vivo e le cui parole mi trasmettono bellissime energie.
…Col Muro ogni volta torna quel senso di unità di quando eravamo bambini tutti insieme e presto, ancora una volta ad un concerto del Muro, ci sentiremo “liberi e leggeri”!