Le settimane si rincorrono, ma quando si avvicina il monitoraggio degli esperti della cabina di regia la domanda è sempre e solo una: l’Italia cambierà (di nuovo) colore? E la Regione Lazio passerà dalla fascia gialla a quella arancione? Il Lazio, che venerdì scorso dopo la valutazione aveva un Rt a 0.92 ed è stato confermato in zona gialla, ora sta facendo i conti con un’impennata di nuovi casi. Ma non solo. A preoccupare gli esperti anche le varianti del virus che sempre più stanno avanzando e circolando nel nostro Paese.
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5 comuni del Lazio in zona arancione e la variante brasiliana
Sono già 5 i Comuni del Lazio in zona rossa: Roccagorga (in provincia di Latina), Colleferro e Carpineto Romano (in provincia di Roma), Torrice e Monte San Giovanni Campano (in provincia di Frosinone). Tra l’altro tutta la provincia di Frosinone dallo scorso lunedì 1 marzo è in zona arancione, con maggiori restrizioni e misure severe. Ma ora la Regione cosa rischia? C’è davvero la possibilità di cambiare (nuovamente) colore e avere a che fare con ulteriori misure restrittive? E’ questo quello che si chiedono in molti, ma al momento non c’è nessuna comunicazione ufficiale. Come sempre, bisogna aspettare il monitoraggio dell’ISS perché saranno gli esperti della cabina di regia a valutare gli indici e i parametri di rischio – oltre che a livello nazionale – anche per ogni singola Regione/Provincia Autonoma.
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Intanto, come ha spiegato Silvio Brusaferro – presidente dell’Istituto superiore di Sanità e membro del Comitato tecnico scientifico – nel Lazio – così come in altre Regioni del Centro Italia – sta circolando la variante brasiliana. “Stimiamo una prevalenza della variante brasiliana del 4.3%, non in tutto il Paese, ma solo in alcune Regioni. Tra queste: Umbria, Lazio, Toscana e Marche. Questi dati ci servono per capire dove poter intervenire in maniera più specifica. Il dato è preoccupante perché le varianti sono nuove e devono essere stimate sia rispetto all’aumento della trasmissibilità, sia rispetto alla potenzialità di non garantire la stessa copertura immunitaria. Ma ci sono studi che stanno emergendo” – ha spiegato Brusaferro.
“Per la variante brasiliana la sfida è il contenimento: serve individuarla molto precocemente e intervenire in maniera quasi chirurgica per isolare facendo in modo che non si diffonda. Serve un monitoraggio stretto, ma anche un forte supporto alle vaccinazioni” – conclude il Presidente dell’ISS.
Lazio in zona arancione? Il punto della situazione
L’Rt, dopo l’ultimo monitoraggio di venerdì scorso, si era attestato a 0.92, un numero molto vicino a quello che fa scattare la zona arancione. Ma c’è di più. Negli ultimi giorni si sta assistendo a un aumento dei casi: solo ieri su oltre 14.000 tamponi e quasi 23.000 antigenici si sono registrati 1.520 nuovi casi (con un incremento di 332 rispetto alla giornata di martedì). “La curva dei casi è in ascesa, mantenere rigore nei comportamenti” – ha dichiarato l’assessore D’Amato.
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Stando ai dati dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali aggiornati al 3 marzo, nel Lazio la percentuale dei posti letto di terapia intensiva occupata da pazienti Covid è sotto la soglia di rischio 25 – ma con un aumento dell’1%% (soglia rischio 30%). Lo stesso per i posti letto di area medica afferenti alle specialità di malattie infettive, medicina generale e pneumologia attestata al 28% contro la soglia di rischio del 40%. Con questi numeri la Regione rischia davvero di passare in zona arancione e fare i conti con tutte le altre misure restrittive? Tra queste, lo ricordiamo: bar e ristoranti chiusi al pubblico (possono lavorare solo d’asporto o con consegne a domicilio) e spostamenti limitati all’interno del proprio Comune.