Onde evitare che qualche cittadino si illuda o interpreti male la nota, vanno spiegati alcuni punti. Perché chiedere soltanto il pagamento dell’oblazione e non anche il saldo degli oneri concessori, come per tutti coloro che ritirano il permesso a costruire in sanatoria? Perché chiedere il rogito notarile, se si è consapevoli che quei terreni, come ben sanno i tecnici dell’ufficio condono, sono demaniali o ad uso civico? Perché chiedere il N.O. per la legge Galasso sapendo che sugli argini dei fossi non è possibile ottenere tale permesso anche in virtù degli ultimi disastri ambientali (alluvione del 2005)? Perché, a differenza degli altri cittadini, ai quali si chiede l’affrancazione con registrazione all’ufficio delle entrate della determina di affrancazione di uso civico, agli occupanti delle terre dei 706 ettari demaniali si chiede solo la domanda? Lo stupore dei tecnici non è verso il dirigente da pochissimo tempo reggente dell’ufficio tecnico, e pertanto potrebbe non conoscere a cosa corrispondono certi fogli e particelle catastali, ma verso gli altri due firmatari.
Va anche segnalato, cosa che ha già fatto il consigliere Umberto Tantari con la sua interrogazione denuncia, che attualmente – fatto salvo 6 controlli commerciali – non ci sono verifiche e nessun provvedimento è stato preso da parte della polizia municipale o dei carabinieri. Una situazione che dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, che ad Ardea la legalità è un optional. Come è possibile che la politica permetta tutto questo? Sarebbe curioso capire quale alchimia possa fare il tecnico per reperire certi documenti. Perché questa richiesta di condono non viene evasa e definita subito inviando al SUAP la risposta, con le conseguenze del caso? Forse è ora che ai cittadini vengano dette le cose come stanno, dando inizio ai controlli soprattutto da parte della polizia municipale.
Luigi Centore