Con l’arrivo di Draghi e l’imminente crisi di Governo il 2021 potrebbe passare alla storia come l’anno della terza grande riforma pensionistica.
Il governo Conte Bis aveva già messo in cantiere diversi progetti riguardanti proprio le pensioni, che prevedevano una grande riforma partendo da quota 100 e arrivando a predisporre altre forme di pensionamento anticipato. Con l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi, però, la riforma pensioni potrebbe essere messa in discussione. Nell’aria non c’è uno stravolgimento totale, tuttavia c’è necessita di far quadrare i conti pubblici e la spesa pensionistica diventa subito uno degli argomenti caldi italiani.
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Riforma pensioni: quota 100 o modello tedesco?
Ciò che più preoccupa della riforma pensioni è quota 100. Il sistema di pensionamento anticipato non è mai stato visto bene da parte della Germania. Con Draghi al comando, che ha una mentalità più europeista e tecnocrate, la riforma delle pensioni potrebbe assumere un aspetto differente: magari ispirandosi proprio dal modello tedesco. Oggi, in Germania, si va in pensione a 65 anni e 6 mesi o, in alternativa, con 45 anni di contributi. Dopo la riforma pensioni, i lavoratori tedeschi (esposti a lavori usuranti o nelle forze armate o di polizia) possono lasciare il lavoro a 63 anni ma sempre con 45 anni di contributi (in Italia ne bastano 41).
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La riforma tedesca, però, tende intrinsecamente a scoraggiare il pensionamento anticipato: poiché vi sono delle perdite quando si intraprende questa strada (dal 0,3% al 3,6%). Con Draghi al comando è possibile però che si opti per un pensionamento anticipato con penalizzazione, sul modello “opzione donna” (58 anni di età, 59 per le lavoratrici autonome, e 35 anni di contributi). Resta sempre da vedere se Draghi resterà in linea con quota 100 (parliamo dunque di 62 anni di età e 38 di contributi) o ricercherà altri requisiti.