Il Lazio dimostra di essere tra le regioni più attente al tema dell’innovazione tecnologica. La Regione ha avviato, infatti, una serie di interventi che riguardano lo sviluppo tecnologico del proprio tessuto economico ed aziendale.
Negli scorsi mesi, ad esempio, è stato presentato il Bando per lo sviluppo della banda ultra larga da parte della Regione Lazio. Un progetto che punta a portare connettività ultraveloce a tutti i comuni del territorio. Di questo bando fa parte anche Tim che ha deciso di puntare sullo sviluppo della banda ultralarga nel Lazio avviando un importante piano che già da oggi rende disponibili i collegamenti in fibra ottica nelle aree bianche di 47 comuni distribuiti sull’intero territorio regionale, che aumenteranno progressivamente nel corso delle prossime settimane, attraverso l’accensione di 221 armadi stradali collegati alla rete Fttc. I 47 comuni del Lazio sono così distribuiti a livello delle singole province: Roma 6, Frosinone 19, Latina 10, Rieti 10, Viterbo 2.
L’iniziativa, che rientra nell’ambito di un importante programma nazionale, ha l’obiettivo di dare attuazione alle disposizioni emergenziali arrivate dalle principali istituzioni e autorità del Paese. In particolare, con riferimento all’articolo 82 del decreto Cura Italia per l’emergenza Covid-19, all’Ordinanza della Presidenza del Consiglio e alle misure urgenti di Agcom riguardanti i servizi a banda larga e ultralarga. Un insieme di misure rivolte agli operatori con la richiesta di adottare tempestive iniziative atte a potenziare le infrastrutture di rete e a garantirne il funzionamento e l’operatività migliorandone la disponibilità, la capacità e la qualità, consentendo inoltre di rafforzare la rete gestendo i picchi di traffico di questa fase.
Il Programma Lazio
Molto importante è lo sviluppo del Programma Lazio 30Mega che riguarda uno stanziamento di fondi pari a 10 milioni di euro messi a disposizione dell’amministrazione regionale per creare sviluppo, potenziare innovazione e favorire modernità a beneficio di alcuni dei settori chiave dell’economia locale, come l’Agroalimentare. Il programma – nell’ambito dell’Agenda Digitale del Lazio -mira a portare entro il 2021 la fibra larghissima (30 mega) in tutti i Comuni.
Ecco perché si focalizza sulle “Aree Bianche” del Lazio, cioè i 363 Comuni che ad oggi non dispongono di un servizio a Banda Ultra Larga. Il progetto ha come obiettivo primario quello di abbattere il Digital Divide sul territorio, consentendo anche alle imprese che operano nel settore agricolo situate nelle zone economicamente svantaggiate di diventare più competitive sui mercati grazie alle risorse offerte dalla Rete Internet veloce.
Il Programma Lazio 30Mega prevede la realizzazione – con una contribuzione pubblica fino al 70% e, per alcune aree, totalmente a carico della Regione – di infrastrutture NGAN che abilitino gli operatori TLC ad offrire servizi basati su connettività di almeno 30 Mbps. Per il settore agricolo, in particolare, arriveranno altre risorse volte a favorire l’innovazione, fondi stanziati attraverso la nuova Programmazione di Sviluppo Rurale 2014/2020. Un programma molto importante se si considera le tante opportunità che offre la rete sia dal punto di vista lavorativo che privato.
Grazie ad una rete veloce e stabile gli abitanti della regione potranno continuare a lavorare in modalità smart working, ma anche lasciarsi andare allo svago sui social, sui casino per gli appassionati oppure semplicemente guardare le proprie serie tv in streaming.
Negli ultimi mesi, infatti, soprattutto dal punto di vista pubblico sono tantissimi i lavoratori che hanno adottato questo nuovo sistema lavorativo. In testa alla classifica stilata in base ai dati di monitoraggio del ministero della Funzione Pubblica c’è la regione Abruzzo, la prima in Italia ad aver attivato lo smartworking tra i dipendenti regionali e anche la regione in cui questa modalità è più diffusa: il 100% dei lavoratori regionali sta infatti lavorando in smartworking, fatte salve specifiche esigenze che richiedano la presenza fisica in ufficio. La media delle Regioni italiane è del 73,2% di lavoratori in smartworking, percentuale che include i telelavoristi. Al secondo posto troviamo il Lazio con una percentuale del 96,6%, seguito dalla provincia autonoma di Trento con il 94,8%. Fanalino di coda la Basilicata, dove il 48,9% dei dipendenti regionali lavora in smart working.
Percentuali impensabili fino a qualche mese fa: a dare l’accelerazione decisiva è stato il decreto “Cura Italia” che prevede il lavoro agile quale modalità organizzativa ordinaria. In base al provvedimento, fino alla fine dell’emergenza sanitaria lo smart working deve essere considerato la forma ordinaria di svolgimento delle prestazioni lavorative nella Pubblica amministrazione. Lo scorso anno, in base ai dati dell’Osservatorio specializzato del Politecnico di Milano, solo il 16% delle amministrazioni pubbliche aveva adottato progetti strutturati di smart working.