Il mistero della maxi rissa al Pincio si risolve: nasce tutto per uno smartphone rubato. Che l’incontro al Pincio fosse un secondo round era già emerso ma ora i dettagli delle risse sono diventati pubblici.
La lite avvenuta il 21 novembre al centro commerciale di Cinecittà è scoppiata per il furto di un cellulare. Nella rissa al centro commerciale come a quella del Pincio la vittima è sempre la stessa: un ragazzo minorenne di origine egiziana.
Con la ricostruzione della procura minorile e con l’indagine dei carabinieri si è chiusa l’inchiesta. Il 415 bis, l’atto che prelude alla richiesta di rinvio e giudizio, è stato notificato ieri agli avvocati dei quattro responsabili delle risse.
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Dal 21 novembre al 5 dicembre
Prima di arrivare alla rissa al Pincio, che vede coinvolte un centinaio di persone, le indagini conducono ad una precedente azzuffata in un centro commerciale di Cinecittà. Il 21 novembre scorso un minorenne di origine egiziana è stato aggredito: per placare la rissa sono dovuti intervenire gli zii della vittima.
I due adulti si sono fatti avanti per dividere i ragazzi ma due fratelli hanno reagito aggredendo anche gli zii del ragazzo, mandandoli così in ospedale. Allo zio è stato fratturato lo zigomo mentre la zia ha riportato un trauma cranico.
Dopo il centro commerciale, nell’arco di pochi giorni, si è organizzata una seconda rissa: quella del Pincio. Uno dei due fratelli ha riconosciuto il minorenne egiziano e l’ha iniziato a colpire con calci e pugni. Il ragazzo ne esce con una frattura al naso.
Alle carte emerge poi un terzo scontro, scollegato dagli avvenimenti principali. Nel quale il minorenne coinvolto è stato difeso dall’avvocato penalista Alessandro Marcucci, spiegando che “la posizione del mio assistito verrà chiarita quanto prima di fronte agli inquirenti“.
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I rancori e le minacce prima del Pincio
Si parla di vecchi rancori tra ragazzi di quartieri, di un telefono sparito che fa accendere la miccia e le minacce. I tasselli del puzzle si sono ricomposti: partono dal piazzale di un centro commerciale a Cinecittà e finiscono a Villa Borghese.
Tutto è stato possibile grazie anche ai racconti dei minorenni coinvolti ed i video che hanno fatto il giro dei social e delle chat.
L’appuntamento al centro commerciale era stato stabilito per chiarire la scomparsa del telefono, ma il ‘confronto’ è finito riportando una vittima: il minorenne egiziano.
Il ragazzo, spaventato per quell’incontro, aveva raccontato l’accaduto alla famiglia ed era stato appunto accompagnato al centro commerciale. Riceveva da giorni messaggi vocali di minaccia: “Stai attento, non ti faccio più uscire di casa“.
La prima lite furiosa è finita con tre feriti, gli zii e il ragazzo del furto, che hanno fatto comparire le prime denunce.
Il padre dei fratelli aggressori, però, difende il figlio: “Sono certo che mio figlio non ha bullizzato il ragazzo a cui è stato rubato il telefono. È rimasto coinvolto, ma sono sicuro che non ha mai infierito sull’altro ragazzo. E lo so perché lui per primo, quando era più piccolo, veniva deriso“.
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L’ultima dichiarazione, conclusione
E seppur sia difficile credere che tra gli episodi non ci sia alcun nesso, i gruppi sembra si siano incontrati al Pincio solo per caso.
L’appuntamento al Pincio cui hanno partecipato 400 ragazzi giovanissimi era nato da Telegram e Instagram, tutti invitati per “assistere ad una rissa”. Appena si sono riconosciuti l’azzuffata è partita.
“Non credevo sarebbe successo tutto questo casino” afferma il 14enne. Il padre, un operatore della sicurezza a cui la scorsa settimana era stata anche ritirata l’arma, è incredulo: “La vicenda è già in mano ai legali e gli investigatori hanno gli elementi necessari per ricostruire il quadro“. Per la maxi rissa al Pincio, aveva già difeso il figlio più piccolo: “Prima del Covid, F. non l’aveva neanche mai vista la strada, si allenava con i suoi compagni di squadra di pallanuoto per quattro volte a settimana. Il weekend era in vasca per le gare. E noi, i genitori, sugli spalti a fare il tifo. Lo dico per far capire che è seguito. Adesso voglio comprendere cosa è accaduto.”