CRISI LAVORATORI HERLA, TRA UNA SETTIMANA SI TORNA DAL PREFETTO
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E’ stato un incontro “di prova”, quello avvenuto questa mattina davanti al Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro tra i rappresentati dei lavoratori della Herla, la società di call center outbound di Pomezia, i sindacati e il rappresentante legale dell’azienda. A fare da mediatore il Sindaco di Pomezia, De Fusco, che ha provato a spingere per una soluzione a favore dei dipendenti. Il Prefetto ha ascoltato le ragioni di tutte le parti rispetto alla situazione e si è preso una settimana di tempo per esprimere le sue opinioni, dichiarando che sulla base di quanto acquisito procederà a tutte le verifiche necessarie, non escludendo la possibilità di avvalersi di altre autorità competenti ad accertare i fatti reali. Ma questo slittamento non è stato assolutamente visto come una perdita di tempo. Il risultato maggiore, infatti, oggi i lavoratori lo hanno raggiunto da soli, senza controparte, con l’aiuto dei sindacati. In questi giorni si era creata una spaccatura tra chi ha iniziato la protesta facendo presidio fisso – giorno e notte – contro la società che da un anno non paga gli stipendi, e chi non ha aderito alle manifestazioni per vari motivi, tra cui la mancata informazione. I primi, circa una trentina, sono i dipendenti che a tutt’oggi svolgono la loro opera nell’azienda, mentre gli altri, circa 60, quelli che – per malattia, maternità, aspettativa, congedo temporaneo o dimissioni per giusta causa – al momento non prestano servizio. Quando l’azienda ha parzialmente accolto le richieste dei lavoratori, pagando un assegno di 900 euro a persona, in realtà lo ha fatto solo per quei 34 che presidiavano il call center, “dimenticando” tutti gli altri, che hanno provato a far sentire la loro voce chiedendo lo stesso trattamento dei colleghi in attività. Invece di fare fronte comune, tra i lavoratori si era creato un attrito che andava ad unico vantaggio della Herla. Ad appianare la situazione ci ha pensato la UIL, sindacato che inizialmente non si era occupato della vicenda, che ha cercato un punto d’intesa che potesse rendere coesa l’azione nei confronti della società. La CGIL, che ha seguito la vicenda dal suo inizio, ha subito aderito, e davanti al Prefetto l’avvocato della Herla non ha trovato persone in lite tra loro, ma un gruppo compatto e deciso a far valere i propri diritti. L’azienda ha quindi dovuto promettere l’acconto anche a chi non l’aveva ricevuto, anche se non sono state date scadenze certe, oltre alla regolarizzazione della posizione economica per tutti i lavoratori, in servizio o no. E’ stato inoltre garantito che la Herla non chiuderà, ma continuerà a gestire le commesse come da contratti, assicurando che non ci saranno licenziamenti. L’impegno è stato però – al momento – solo verbale. Forse un accordo scritto verrà fuori nel corso del prossimo incontro davanti al Prefetto, che ha chiesto chiaramente all’azienda serietà e mantenimento degli impegni. All’incontro della prossima settimana dovrebbero partecipare anche tutti gli Enti locali interessati – Comune, Provincia e Regione – per dare maggiori garanzie ai lavoratori, che ora possono contare sull’appoggio di CGIL e UILCOM. A scanso di equivoci, l’occupazione e la protesta continuano, in attesa che le promesse diventino realtà. Infatti la CGIL ha reputato assolutamente priva di fondamento, allo stato delle cose, la dichiarazione di voler proseguire l’attività con gli attuali dipendenti, poiché tutti gli atti e le scelte compiute finora vanno in direzione opposta ed hanno determinato la situazione di tensione e vera e propria esasperazione dei dipendenti che si è manifestata nei giorni scorsi. Il sindacato ha comunque espresso, insieme alla Slc Regionale Lazio, un giudizio positivo sull’esito dell’incontro, che ha permesso anche di respingere il tentativo della Herla di rappresentare una situazione diversa dalla realtà rispetto al debito nei confronti dei dipendenti. “Siamo soddisfatti – hanno dichiarato alcuni dei lavoratori non i servizio – perché finalmente si sono accorti che la Herla non ha solo 34 dipendenti, ma circa 90 e tutti hanno gli stessi diritti. Abbiamo coinvolto un altro sindacato perché nelle trattative fatte dai nostri colleghi noi eravamo stati esclusi. Adesso ci sentiamo tutelati anche noi. Quello che tutti devono capire è che, scendendo in campo anche i dipendenti in maternità o malattia, le richieste non si indeboliscono, ma si rinforzano. Certo, ancora non sappiamo quando e come riavremo i nostri soldi, a partire dall’acconto che i nostri colleghi hanno già ricevuto, ma questo è stato sicuramente un passo avanti verso una soluzione definitiva. Aspettiamo quindi fiduciosi i prossimi sviluppi”.