Non era positiva al Covid, la dipendente del noto ristorante Michelino Fish chiuso con ordinanza del 22 luglio disposta dalla Regione Lazio ASL RM3. Per questo il legale del titolare del locale, l’avvocato Vittorio Scano, vuole che venga fatta chiarezza. A seguito della chiusura, tutto il personale era dovuto restare in isolamento e sorveglianza sanitaria di tutto il personale in servizio, con invito a ripetere il tampone decorso il periodo di “quarantena” previsto. Tampone che – per tutto il restante personale – è risultato negativo, così come per i familiari della dipendente che, secondo la Asl, era invece positiva.
“Malgrado il comportamento totalmente assertivo e l’invio delle liste complete degli avventori, la Regione Lazio comunicava immediatamente e ufficialmente tramite ordinari mezzi di informazione, il rilevamento della asserita positività della dipendente, evidenziando esplicitamente il nominativo della Società mia assistita ed il completo indirizzo della attività. A seguito del bollettino ufficiale della Regione Lazio, la stampa, a mezzo di numerosi giornali anche di rilevanza nazionale ai quali la presente è indirizzata, dava ampio risalto alla notizia riportando a chiare note che presso la attività della mia cliente, individuata con nominativo ed indirizzo, era stato rinvenuto un dipendente positivo – scrive l’avvocato – La notizia richiamata però, si è rivelata falsa e priva di fondamento all’esito dei successivi accertamenti medici svolti”.
Infatti ai successivi accertamenti la dipendente è risultata negativa: al test molecolare per Covid 19 effettuato presso il Policlinico Universitario Campus Bio Medico non è stato rilevato alcun gene Covid 19, così come al successivo accertamento, attestando così che la dipendente “non ha mai avuto alcun contatto con il richiamato virus COVID 19”. “Si deve considerare che il mio assistito – fa presente l’avvocato – ha indubitabilmente subito un grave danno economico legato alla chiusura e, ancor di più, al comprensibile danno all’immagine, direttamente dipendente dalla ampia e specifica pubblicizzazione della notizia e dell’esplicito nominativo, così come promossa dalla Regione Lazio e pubblicata dai giornali, poi rivelatasi ampiamente infondata”.