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Mafia nigeriana, Tirrito: ‘Controllate costantemente i loro flussi di denaro’

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“Il blitz che ha portato a 28 fermi tra gli appartenenti alla mafia nigeriana, ci fa capire quanto questa realtà si stia sempre più radicando nel nostro territorio. Non si può continuare a far finta di non vedere”. A dichiararlo in un comunicato è Maricetta Tirrito, portavoce del Comitato Collaboratori di Giustizia (Cogi). “Non è un caso – prosegue la Portavoce – che spesso la maggior parte degli spacciatori nigeriani, transiti nei centri accoglienza, ma poi si trasferisca in degli appartamenti condivisi. Quello che dobbiamo chiederci è: chi paga le loro case? E’ difficile anche capire come facciano a pagare i propri avvocati. Come è accaduto nel macabro caso della giovane Pamela Mastropietro, dove i complici del colpevole, considerato come l’unico responsabile dell’omicidio, sono stati solamente fermati, ma poi scagionati, tra la rabbia e l’indignazione della mamma della vittima. Eppure, le indagini investigative, unite a molti elementi processuali, hanno portato alla pista dell’appartenenza alla mafia nigeriana di tutti e 3 i coinvolti ed alla consapevolezza che il terribile massacro, non sia potuto essere l’opera di una sola persona. “Questo ed altri episodi, – sottolinea la Tirrito – dovrebbero far cessare una volta per tutte il silenzio che in Italia regna da troppo tempo sulla pericolosità di questa organizzazione criminale. Bisogna creare un osservatorio dedicato proprio alla mafia nigeriana, ai suoi flussi d’ingresso ed alle modalità di attivazione delle sue cellule dormienti”. “Fondamentale, – conclude la Portavoce – è seguire i flussi di denaro che garantiscono il sostentamento dei suoi affiliati, monitorando non solo le economie che arrivano direttamente ai membri dell’organizzazione, ma controllando anche le singole poste pay che ognuno di loro ha sistematicamente a disposizione”.

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