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Focolaio Covid Villa Fulvia: a rischio posti di lavoro e la neuroriabilitazione per 150 bambini

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Genitori e lavoratori in protesta davanti alla Casa di Cura Villa Fulvia di Roma, dove ieri mattina dalle ore 08:30 alle ore 12:00 si è svolta una manifestazione in forma statica e con tutte le misure di prevenzione previste e normate per l’emergenza Covid al fine di salvaguardare i livelli occupazionali della struttura sanitaria e per garantire le prestazioni ai 150 bambini che ormai da mesi non possono più usufruire dei servizi per loro indispensabili. La stessa protesta si sta ripetendo stamattina davanti alla sede della Asl Roma 2.
Claudio Maggiore, Sergio Pero e Dante Armati responsabili territoriali di Fp Cgil Roma e Lazio, Cisl Fp Lazio e Uil Fpl Roma e Lazio – spiegano che tale manifestazione è dovuta al fatto che risiede nel dubbio, sempre più concreto, che il contesto lavorativo nella Casa di Cura possa degenerare con la chiusura della struttura o con una sospensiva dell’accreditamento da parte della Regione Lazio.
“Da ormai due mesi la Casa di Cura Villa Fulvia alle dimissioni dei pazienti non corrispondono più ricoveri e l’attività ambulatoriale è vicina allo zero. I dipendenti diretti dell’Azienda ma anche le lavoratrici e i lavoratori delle cooperative o i lavoratori autonomi, con contratti di lavoro nei reparti o servizi della struttura sanitaria, sono molto preoccupati del persistere di tale situazione di instabilità e precarietà. Condizione questa che annuncerebbe la perdita dei posti di lavoro che si vorrebbe invece scongiurare”.
“Inoltre – dichiarano Maggiore , Pero e Arrmati – lo stesso Presidio dei Lavoratori si terrà sotto la Direzione della ASL ROMA 2, dalla quale non arrivano risposte, il giorno 22 luglio con lo stesso orario. Il nostro obiettivo è quello di chiedere sia alla azienda che alla Regione Lazio di comprendere lo stato reale della criticità della struttura e al tempo stesso la salvaguardia di tutti i posti di lavoro oltre che il proseguo delle attività sanitarie sul territorio”.
In tantissimi questa mattina stanno facendo sentire la loro voce. Emblematica la storia di Claudia, mamma di Lorenzo.

LA STORIA DI CLAUDIA E LORENZO

“Mi chiamo Claudia Sperduti e sono la mamma di un bambino di 9 anni di nome Lorenzo, seguito dalla neuropsichiatria infantile di Villa Fulvia, clinica riabilitativa romana, balzata agli onori della cronaca per il focolaio da Covid 19. Vi scrivo nella speranza che possiate dare attenzione alla vicenda che sta coinvolgendo lavoratori e pazienti, in particolare i 150 bambini in carico presso l’ambulatorio della neuropsichiatria infantile. Nonostante gli ultimi provvedimenti regionali, infatti, che hanno permesso ai centri accreditati di ripartire (i privati lo avevano fatto già da diverse settimane), l’ attività a Villa Fulvia è rimasta ferma e questo, sembra, proprio per il cluster. Sono passati due mesi ormai, ci è stato detto che sono state effettuate le sanificazioni, presentati i protocolli di sicurezza ed inviate le richieste di riapertura, ma nulla.
C’è un’inchiesta in corso, è vero, ma non oso immaginare cosa accadrebbe alla sanità nazionale se dovessero essere chiuse tutte le strutture in questa situazione. Da mamma di un paziente che frequenta il centro dal 2013, posso solo dire che si sta bloccando un ambulatorio che fa solo onore alla qualità delle cure offerte ai bambini nella nostra Regione.
I nostri figli sono seguiti sotto ogni aspetto, le famiglie possono ricevere un sostegno psicologico, i bambini che ne hanno necessità possono fare l’idrokinesi, i terapisti ed i medici lavorano in equipe e si può sempre dialogare e confrontarsi con loro.
Adesso, invece, si stanno obbligando 150 piccoli pazienti alla teleriabilitazione e non sappiamo se qualcuno si è chiesto cosa questo può significare per le famiglie, per questi bambini, per il loro sviluppo e quanto possa inficiare tutto il lavoro svolto sino ad ora in ambulatorio.
Questi bambini hanno sofferto il lockdown, le nuove misure a tutela della salute, hanno effettuato la DAD ora la teleriabilitazione, non si sa come torneranno a scuola e se lo faranno restando in teleterapia… ci si aspetta da loro una flessibilità da adulti, lontana dalla realtà.
Non possono fare una pausa estiva o invernale, che gli permetta di ricaricarsi, come i loro compagni normodotati, perché trattati come pazienti adulti, ma  qualcuno sa che i progetti dei nostri figli vengono chiusi e rinnovati quasi in automatico, visto che seguono percorsi riabilitativi per lo sviluppo nell’età evolutiva? Non sono adulti che fanno cicli da 1, 3 o 6 mesi.
Per i nostri figli ogni giorno è prezioso e non tutte le famiglie riescono a supportare le terapie così svolte, anzi, alcune di loro possono trovarsi ad affrontare molti problemi e serie frustrazioni. Dopo settimane ad attendere la teleriabilitazione, che non partiva mentre a Roma altri centri avevano già iniziato, ora per i nostri figli non sembra esserci altro. Faccio presente che questi bambini arrivano da ogni parte di Roma, dai Castelli Romani e dal sud della provincia.  Stanno passando altri giorni, settimane… e non arriva nessuna indicazione su come i piccoli pazienti potranno rientrare in ambulatorio e SE potranno mai rientrare. Questo perdurare di incertezza sta portando agitazione anche tra i lavoratori. Oggi è in corso la prima manifestazione con presidio presso la clinica. Domani si sposterà alla Asl Roma 2.
Qualche operatore ha già abbandonato la struttura, per salvare giustamente la propria vita lavorativa. Sapete cosa potrebbe significare questo per i nostri figli? Per quei bambini per cui stabilire un contatto/rapporto di fiducia col proprio terapista richiede settimane, mesi di lavoro?
Io sono la mamma di un bambino con problematiche cognitive e  motorie e posso dirvi con certezza che non ho studiato per fare la neuropsicomotricista né per fare la logopedista, ma la Asl mi sta chiedendo di fare questo. Ce la sto mettendo tutta, ma non sono così presuntuosa da credere che questo sia sufficiente.
Sono partiti gli studi PRIVATI, sono partiti molto più tardi le strutture accreditate. Non si comprende cosa stia impedendo a tutt’ oggi la riapertura di Villa Fulvia. 
Quando è scoppiato il focolaio, rimasi stupita nell’apprendere che i pazienti non erano stati trasferiti in strutture ospedaliere, come avvenuto poi al S. Raffaele. Paghiamo questa decisione? In questo momento si millantano tante spiegazioni: giochi politici con una proprietà (famiglia Zucchi) che non sembrerebbe amica dell’attuale Giunta regionale, inchieste in corso che stanno mettendo a rischio l’accreditamento, nuovi tagli alla sanità laziale, inerzia della Asl…
 
Vi prego, aiutateci a fare chiarezza!
Vi segnalo che il responsabile del procedimento di Villa Fulvia è il  dott. Colaiacco mentre il direttore del Servizio Igiene e Sanità pubblica è il dott. Magrelli.
 Io ed altri genitori abbiamo inviato una PEC chiedendo spiegazioni e pregandoli di accelerare ogni procedura, affinché le terapie ambulatoriali possano ripartire. Solo ieri la prima risposta tra tutti i destinatari: l’ Urp della Regione Lazio che mi ha informata di aver inoltrato la mia PEC a chi di competenza.
 
Ringrazio anticipatamente per la vostra attenzione e spero e confido che qualcuno di voi possa rispondere a questo grido di aiuto. Di seguito il comunicato sulle manifestazioni. In allegato i contatti Asl ed alcune foto della manifestazione in corso.
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