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Coronavirus: il futuro dell’università è digitale?

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Come il coronavirus ha cambiato le nostre abitudini

Il coronavirus, insieme al periodo di lockdown che abbiamo dovuto affrontare a marzo e aprile, ha cambiato nelle fondamenta molti aspetti della nostra società. In molti hanno imparato a sfruttare al meglio le potenzialità offerte dai sistemi tecnologici a nostra disposizione, sia nell’ambito professionale, sia in quello accademico. In questi settori si sono sviluppati quindi dei nuovi termini che sono diventati parte integrante del lessico comune, ovvero, rispettivamente, smartworking e e-learning. Si tratta però di nozioni non esenti da malintesi. Infatti, in entrambi i casi, non è sufficiente trasporre le attività tradizionali sulla rete per fare in modo che diventino “smart”, ma è necessario mettere in campo un modello apposito che ne permetta la massima funzionalità.

Gli atenei italiani alla prova del digitale

Alcune università italiane, infatti, hanno avuto più di qualche difficoltà ad adattare le lezioni frontali in modalità digitale, non avendo strutturato un vero e proprio sistema di e-learning al loro interno. Ad essersi trovate in una situazione di vantaggio competitivo rispetto a questo metodo di apprendimento sono state invece le cosiddette università telematiche, le quali, essendo nate e sviluppatesi da sempre sul web, hanno potuto offrire ai propri iscritti un servizio più soddisfacente.

Qual è il futuro dell’università?

Al momento gravano ancora molte incertezze sulla ripresa del sistema universitario nel nostro paese. Gaetano Manfredi, titolare del ministero dell’Università e della Ricerca, in alcune sue recenti dichiarazioni ha infatti sostenuto che “da settembre la didattica sarà in presenza, ma bisogna garantire il servizio anche a chi non potrà frequentare le lezioni in aula”. Insomma, secondo il ministro sembra che ci indirizziamo verso un sistema ibrido che deve riuscire a conciliare le due diverse metodologie.

Le università telematiche non sono più solo online

Un modello questo che è stato già adottato da alcuni atenei. Ad esempio, Unicusano, oltre ad erogare i propri corsi per via digitale, mette a disposizione dei propri iscritti anche una sede fisica. Il campus, che si trova a Roma in zona Boccea ed è immerso in 6 ettari di verde, è composto da edifici moderne con aule e laboratori didattici all’avanguardia. Inoltre, sono presenti altri servizi, come bar, mensa e una palestra a cui gli studenti possono accedere gratuitamente, arricchita dalla presenza di trainer professionisti, pronti a stilare un programma ad hoc per le esigenze di ognuno. Un altro tipo di accompagnamento è previsto per lo studio, con le figure dei tutor pronti a supportare nella preparazione degli esami e nell’impostazione di un metodo di studio.

Quali soluzioni verranno privilegiate dagli studenti?

Probabilmente, quindi, nel prossimo futuro verranno preferite dagli stessi studenti quelle università che privilegiano uno schema misto, grazie al quale si potrà usufruire dei vantaggi dell’uno e dell’altro metodo di apprendimento. Infatti, se l’e-learning permette di poter gestire al meglio il proprio tempo e far conciliare lo studio con gli impegni professionali e personali, la presenza fisica sviluppa la socialità con i propri compagni e colleghi di corso.

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