Importanti novità emergono dalle indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di via In Selci, dirette dal Pubblico Ministero del pool della Procura di Roma – Reati contro il Patrimonio, coordinato dal Procuratore Aggiunto Lucia Lotti, scattate a seguito della rapina milionaria al portavalori della società SIPRO messa a segno a giugno del 2018 in via Aurelia 1287, zona Massimina Casal Lumbroso, da un commando di 4 persone armato fino ai denti.
L’ASSALTO AL FURGONE PORTAVALORI
All’epoca dei fatti, i malviventi, armati di fucili automatici, assaltarono il blindato e, dopo aver immobilizzato e disarmato le guardie giurate, asportarono oltre 1.800.000 euro.
I Carabinieri, a maggio dello scorso anno, chiusero la prima tranche di indagini, che portò all’arresto di 2 persone – tra queste, la guardia giurata che si trovava alla guida del furgone, risultato essere il basista del colpo – e alla sottoposizione dell’obbligo di presentazione all’P.G. di altre 2 persone che hanno rivestito il ruolo di riciclatori dell’ingente somma di denaro rapinata.
3 NUOVI ARRESTI
I Carabinieri del Nucleo Investigativo di via in Selci hanno notificato una nuova ordinanza che dispone misure cautelari per i reati di rapina e tentata estorsione, emessa dal Gip del Tribunale di Roma, nei confronti di 3 persone.
A finire nuovamente nel mirino degli inquirenti è stata l’ex guardia giurata infedele, oggi 42enne, che, come emerso dall’ulteriore attività investigativa condotta dai Carabinieri, nel periodo di detenzione precautelare dello stesso procedimento, con la complicità di sua sorella, ha costretto un imprenditore – poi accusato di aver riciclato parte del bottino della rapina, per cui finì in manette nella prima fase – a versare una cospicua somma di denaro (circa 150mila euro) per tenere la bocca chiusa in merito al suo pieno coinvolgimento nel colpo.
Il 42enne – già detenuto nel carcere di Regina Coeli – insieme alla sorella di 47 anni, incensurata – condotta agli arresti domiciliari – sono accusati, quindi, di estorsione in concorso.
Un terzo soggetto – un 46enne di Napoli, attualmente detenuto nel carcere di Secondigliano per un altro procedimento – è stato, invece, riconosciuto quale appartenente al commando che entrò in azione a giugno del 2018, ed è quindi accusato di rapina aggravata.