La lettera:
“Martedì 7 abbiamo ricevuto una telefonata dalla RSA San Raffaele di Rocca Di Papa, dove ci dicevano che erano finiti i pannoloni e di affrettarci a portarli. Mercoledì 8 aprile, verso mezzogiorno, ci siamo recati al San Raffaele con la biancheria pulita e come sempre abbiamo aspettato davanti all’atrio nell’attesa di avere la biancheria sporca. In quell’arco di tempo abbiamo visto e salutato alcune persone della lunga degenza, abbiamo salutato il direttore infermieristico e ci ha visto il primario della RSA che è venuto da noi. Gli abbiamo chiesto delle condizioni di salute di mamma e abbiamo parlato anche di quello che stava succedendo nelle strutture per anziani della Lombardia. Lui ci ha fatto capire che era tutto sotto controllo al San Raffaele e che non sarebbe successo niente del genere in RSA, quindi lo abbiamo salutato, abbiamo preso il nostro sacchetto di biancheria sporca, lo abbiamo messo in macchina e con mio marito siamo andati a pagare la retta mensile per ritornare a Roma. La sera, per caso, ho sentito due persone che parlavano tra di loro, in un negozio di alimentari, mentre stavo facendo la fila e dicevano: “Hai saputo a Rocca di Papa, sono tutti infetti al San Raffaele ma non dicono niente… e l’altro gli ha risposto: “Ma dai, lì c’è stata mia suocera per un paio di anni”. Poi mi hanno fatto cenno di entrare nel supermercato e non ho potuto sentire nient’altro. Appena sono tornata a casa, ho cercato su internet i giornali on line dei castelli romani ma non ho trovato nessuna notizia. La mattina seguente ho chiamato la protezione civile di Rocca di Papa, mi hanno risposto subito e sono stati molto gentili: “è una cosa “fresca” ci stiamo attivando. Ma lei si riferisce alla lunga degenza?” Gli ho risposto: “No, alla RSA ho saputo per caso che lì ci sono persone con la febbre, io ho mia mamma”. Quindi ho scritto ad alcuni giornali locali e loro poi hanno pubblicato degli articoli. Grazie agli articoli, ho conosciuto altri famigliari dei pazienti della RSA e della lunga degenza.
Nel frattempo, per vie traverse, perché gli infermieri forse hanno paura di parlare, ho saputo che c’erano dei malati con la febbre, anche alta, in Rsa e giù. Mi hanno detto che anche alcuni infermieri della Rsa avevano dei sintomi, in lungadegenza erano tanti, e tra l’altro ci sono alcune coppie, uno per dire lavora in lunga degenza e l’altra in Rsa o viceversa, mi è stato detto sempre in via confidenziale che il primario aveva fatto i tamponi ed era positivo e sarà vero perchè io non l’ho più sentito e mamma non lo ha più visto. Mi è stato detto sempre in via confidenziale che nonostante ci fosse questo virus in giro per gli ospedali etc … in lungadegenza e hospice venivano ricoverati come se niente fosse pazienti provenienti da altre strutture e in Rsa. Il 24 marzo nella stanza di mamma è stata portata una signora da lunga degenza. Mia mamma soffre di bronchite, è da parecchi giorni che ha la tosse e il catarro, il medico l’ha curata con gli antibiotici. Nessuno mi ha detto che mamma, non so in che giorno, aveva avuto la febbre a 37 e le avevano messo per un pò l’ossigeno, l’ho saputo solo lunedì mattina, dicendomi che il dottore aveva fatto fare giovedì il tampone a lei e ad altri pazienti, forse 4 o 5, che avevano la febbre e i risultati sono arrivati proprio quel lunedì mattina.
POSITIVI AL CORONAVIRUS
Mamma era risultata risultata positiva, così come altre persone. Ho saputo da mamma che era stata spostata in un’altra stanza insieme a quelle signore risultate positive come lei. Sempre il giorno di Pasquetta hanno fatto i tamponi a tutti quanti, e a mamma è stato ripetuto. L’esito è arrivato: sempre positiva, ma asintomatica. So che la vice sindaca di Rocca di Papa ha denunciato alla procura il San Raffaele. Solo lunedì, dopo giorni di chiamate senza risposta, siamo riusciti a capire un pò la situazione di mamma. Nel frattempo sono arrivati i risultati delle altre signore che erano in stanza con mamma, tutte positive, non capisco perchè non la riportano lì, con loro. E’ disperata, ha davanti un muro, la stanza nuova è buia e non può parlare con nessuno, gli infermieri lasciano il cibo sul comodino e se ne vanno, mia mamma può usare solo una mano, perchè per via di un ictus è paralizzata al lato sinistro, mi parla tra i singhiozzi. Se non morirà per il coronavirus, morirà per il dispiacere. Noi andavamo tutti i giorni da lei e dopo l’8 marzo la chiamavamo 7, 8 volte al giorno. Adesso è sola e abbandonata!”