Ricordate la lettera ai grandi dell’Europa e al Presidente degli Stati Uniti, quella lettera che tutti pensavano fosse stata scritta da una donna (addirittura un’adolescente), che ha fatto non solo il giro d’Italia attraverso social, giornali, radio, messaggi Whatsapp e Messenger, che si intitolava “Grazie?”
Ebbene l’autore in realtà è un uomo, si chiama Stefano Bruzzi (a breve – attraverso un’intervista all’autore – vi racconteremo come è nato tutto “l’equivoco”), e in questi giorni ha scritto altri appelli ai politici che rapidamente hanno, così come la prima lettera, fatto il giro del web, diventando virali.
Pubblichiamo l’ultimo in ordine di tempo, che è diventato anche un video su YouTube, quanto mai attuale visto cosa sta succedendo in queste ore.
Facciamo sentire la nostra voce all’EUROPA!
Scusate cara signora Merkel, caro signor Rutte, caro giovane signor Kurz e, anche lei, cara ed elegante signora Lagarde,
scusateci se moriamo in così tanti, scusateci se siamo in ginocchio, scusateci se pensavamo di essere in un’Europa di pari, un’Europa solidale.
Scusateci se ci siamo illusi e vi abbiamo chiesto nuovamente aiuto.
Quando abbiamo fondato l’Unione Europea l’abbiamo pensata come una famiglia, unita e che aiuta chi è in difficoltà, perché in una famiglia, NOI, aiutiamo chi ne ha bisogno senza approfittarne.
Scusate, ci siamo sbagliati!
Abbiamo chiesto i CORONA-BOND per fronteggiare una situazione drammatica e mai vista prima.
Ci avete girato le spalle, ancora una volta.
Avete rifiutato, rimandato di 14 giorni ogni discussione, pretendete interessi spropositati, meccanismi di calcolo che mirano non ad aiutare, ma a soffocare una nazione, un popolo, la sua economia, le sue aziende.
E intanto noi stiamo morendo, a migliaia, ogni giorno.
Volete aspettare 2 settimane per vedere se vi può essere utile?
O, cari signori, non vi è mai passata quella malsana convinzione di superiorità?!
A tal punto desiderate la supremazia, il dominio, l’umiliazione di chi, evidentemente, considerate inferiori?
È questo che vi anima? È il desiderio di vedere distrutte le vite di milioni di famiglie, di vederle alla fame?
Volete vedere annientate tutte le aziende non vostre?
Non è colpa nostra se il virus ci sta distruggendo, sapete?
Avreste potuto esserci voi al nostro posto e magari ci sarete tra non molto.
Non siamo noi che abbiamo taciuto del paziente zero in Germania.
Non siamo noi che, per non rovinare la stagione sciistica del tirolo austriaco, abbiamo permesso che da febbraio il virus si diffondesse, da lì per tutta l’Europa, non facendo assolutamente nulla.
Questa è una guerra.
Ha gli stessi numeri di una guerra, decine di migliaia di morti, di nostri morti.
Siete a capo di Stati ricchi e potenti, controllate banche e finanza, mercati e aziende, controllate, con la vostra forza
economica e finanziaria, il destino di interi Stati.
Dominate senza una morale diversa dal vostro egoismo e dal vostro guadagno.
Ciò che state facendo non è solo immorale, non è solo spietato, non è solo cinico,
è CRIMINALE.
È criminale come il bombardamento a tappeto.
È criminale come il genocidio.
È criminale come il terrorismo.
È criminale come il razzismo.
Con i vostri calcoli date un valore a tutto, alle nostre vite, alle nostre morti, ai nostri figli e ai nostri padri;
valutate solo la vostra convenienza, il vostro guadagno, considerando unicamente le cifre e non le persone dietro ad esse.
I vostri calcoli sono l’arma che ci puntate contro, l’arma che usate senza rimorso, senza pietà, l’arma che usate con gioia, con la convinzione che sia l’arma finale.
Siete forti, potenti, spietati, calcolatori, ma…
ma non avete considerato una cosa, chi siamo.
Già, chi siamo?
Siamo sempre noi, gli italiani, quelli sporchi, chiassosi, indisciplinati, buffi, folcloristici, poveri, talvolta mafiosi, ricordate?
Quelli di “prima”; siamo noi.
Sì, ma stavolta non siamo SOLO noi, NO!
Siamo anche i fratelli spagnoli, portoghesi, greci, francesi, rumeni; siamo noi, i LATINI, quelli che sono emigrati a milioni, quelli che sono sparsi per il mondo, siamo anche quelli che popolano l’America Latina.
Siamo noi, il popolo mediterraneo, quelli che vivono sulle sponde di quel mare che ha cullato la civiltà; non solo italiani, ma anche marocchini, algerini, tunisini, libici, egiziani, palestinesi, israeliani, libanesi, siriani, turchi, albanesi, slavi.
Siamo noi, quelli che lavorano nelle vostre miniere, nelle vostre fabbriche, nei ristoranti, nelle officine, nei campi, nelle serre, nei magazzini, nei cantieri.
Siamo noi, quelli che sfruttate, che sottopagate, che emarginate.
Siamo noi, quelli che hanno famiglia, che hanno un’idea di famiglia diversa dalla vostra, quelli che si aiutano tra loro, quelli che vi aiutano quando ne avete bisogno.
Siamo anche gli asiatici, quelli che accudiscono i vostri anziani, che li curano, che puliscono le vostre case, quelli che lavorano come schiavi nelle vostre aziende lager, che pagate centesimi per prodotti che vendete a centinaia di euro.
Siamo gli africani, quelli neri, quelli che applaudite solo se giocano nella vostra squadra del cuore; quelli per cui esultate se segnano, ma che altrimenti trattate come bestie e considerate schiavi.
Siamo le donne e i bambini di tutto il mondo, sfruttati, maltrattati, affamati, DIMENTICATI.
Siamo noi, tutti noi, tutti colpiti più o meno dal virus, tutti in difficoltà, tutti, da voi, ignorati quando non sfruttati.
Sì siete forti, potenti, spietati, calcolatori, ma non avete considerato una cosa, chi siamo e quanti siamo.
Siamo tanti, tantissimi.
Siamo ovunque, nelle vostre città, nelle vostre fabbriche, siamo i vostri vicini di casa.
Siamo coloro che sostengono e permettono la vostra ricchezza.
Siamo partigiani, figli e nipoti di partigiani, siamo tanti, tantissimi e siamo stufi.
Combatteremo la vostra criminale idea di Europa e di mondo.
Combatteremo la vostra disumanità, il vostro cinico egoismo.
Combatteremo la vostra prepotenza finanziaria, il vostro desiderio di supremazia.
Combatteremo la vostra recondita, ma malcelata convinzione di una razza sopra le altre.
Siamo tanti, tantissimi, siamo ovunque e le vostre scelte scellerate ci hanno uniti.
Vi combatteremo, ma senza violenza,
Sì, senza violenza, come ci ha insegnato Ghandi, vi combatteremo con le parole,
parole che arrivano al cuore, che toccano l’anima, parole che scuotono,
parole che resteranno scolpite nel vostro spirito, parole che avranno un alleato invincibile: la vostra coscienza.
Parole che non vi lasceranno mai, parole che vi inchioderanno alle vostre colpe, parole che risuoneranno nella vostra anima nel momento del vostro ultimo istante.
Parole di una canzone popolare italiana, parole di una canzone partigiana, parole per un mondo migliore.
Quando sentirete BELLA CIAO, ovunque nel mondo, in qualsiasi lingua, pensateci!
Quando sentirete BELLA CIAO, ovunque voi siate, pensate noi.
Quando sentirete BELLA CIAO pensate a quanti vi detestano.
Quando sentirete BELLA CIAO pensate a quanti si battono per sostenere la libertà, la pace, l’eguaglianza, la fraternità.
Quando sentirete BELLA CIAO pensate a quanta sofferenza avreste potuto evitare.
Quando sentirete BELLA CIAO capirete di essere colpevoli.
In Italia, il 25 aprile, festeggiamo la liberazione da un’idea criminale per un mondo atroce, un’idea che oggi sta tornando.
Questo 25 aprile non potremo essere in piazza per colpa del virus,
ma alle ore 20.00, apriremo le finestre, usciremo sui poggioli, saliremo sulle terrazze e canteremo, canteremo a squarciagola BELLA CIAO e capirete quanti siamo.
E canteremo ogni volta che vi vedremo, in ogni piazza, in ogni strada, in ogni luogo, canteremo, canteremo per voi, contro di voi, canteremo sempre BELLA CIAO.
Inonderemo la rete con le nostre BELLA CIAO da ogni parte del mondo, in ogni lingua, in ogni luogo, e allora capirete di essere dalla parte sbagliata della storia.
Abbiamo chiesto una mano per rialzarci e ci avete dato un calcio in faccia;
quando sentirete BELLA CIAO per voi sarà troppo tardi.
Una voce italiana…ma non solo.
(Testo di Stefano Bruzzi)