Alcuni cittadini comunità cinese di Roma hanno deciso di mettersi in autoquarantena per affrontare l’epidemia di Coronavirus che sta toccando quasi tutto il mondo, letteralmente sigillandosi due settimane dagli affari lavorativi e la realtà capitolina.
Una misura che sta toccando in queste ore tantissime persone, che anche se totalmente estranee da una possibilità di contagio del Coronavirus hanno deciso – per togliersi ogni scrupolo di coscienza – di alzare al massimo tutte le precauzioni verso il virus.
La scelta sta toccando innanzitutto quei cittadini cinesi che recentemente sono stati nella loro madre patria per ragioni lavorative, che hanno deciso momentaneamente di chiudersi con l’esterno per un periodo di 14 giorni: una scelta che li porterà a isolarsi dai propri parenti, cari e amicizie, così da scongiurare ogni minima ipotesi di contagio.
Al momento queste persone stanno affittando locali fuori dalla Città Eterna per superare il periodo d’isolamento, applicando iniziative analoghe anche nel campo lavorativo: sono decine i locali di ristorazione o alberghieri autosospesi momentaneamente, con lo scopo di evitare ogni contatto con la cittadinanza esterna ed evitare fattori d’ansia nei cittadini presenti a Roma.
A raccontare quest’iniziativa nell’interesse di tutta la cittadinanza romana ci pensa Andrea Xu, CEO di Bosideng Europa e papà di due bambine: “Sono chiuso in questa camera d’albergo al Salario dal 29 gennaio. Scendo solo per prendere il cibo che mi preparano mia moglie e mia suocera. Seppure sia stato per affari nella regione di Shangai, lontana dal focolaio di Wuhan, e sia sicuro di stare bene perché mi hanno misurato più volte la febbre in autostrada e in aeroporto, per senso di responsabilità ho preferito agire così“.
Comportamento ripetuto anche dalla signora Emma, che ha dovuto giustificare in questi giorni il proprio isolamento al figlio più piccolo: “Io e mio marito gli abbiamo risposto che era un gioco, per non preoccuparlo”.
Attualmente la comunità cinese sta mettendo in atto grandi sforzi economici per comperare mascherine da utilizzare, con numerose attività imprenditoriali legate a questa realtà che stanno facendo dei grandi gesti di solidarietà per finanziare tali acquisti.
Per i cittadini cinesi che non si possono permettere economicamente l’isolamento, aiuti stanno arrivando dalle associazioni legate alla comunità cinese. A spiegarcelo è Yang Dixi, consulente legale della comunità a Roma: “È previsto un contributo economico dal 50 al 100 per cento delle spese, a seconda del reddito della persona. I primi a intervenire sono spesso i datori di lavoro nei confronti dei dipendenti. Del resto, anche la nostra comunità è preoccupata e vittima di discriminazioni. Il solo settore della ristorazione nella Capitale conta una perdita di fatturato per 2 milioni di euro. Questo senso di responsabilità, a cui anche il consolato ci richiama, è una forma di mutuo soccorso che porta benefici a entrambi, italiani e cinesi. E noi siamo l’uno e l’altro”.
Intanto i cittadini della comunità cinese romana non stanno mandando i propri figli a scuola come iniziativa di prevenzione alla malattia: l’azione sta toccando soprattutto quei bambini che recentemente hanno effettuato un viaggio in Cina. Su Roma a intraprendere questa iniziativa sono state quattro famiglie, che si registrano nei quartieri del Centro Storico e Ostia Lido.