Non ce l’ha fatta il maremmano ritrovato ieri pomeriggio agonizzante da due cani – gli stessi che avevano fiutato il corpicino del cinghiale lo scorso gennaio – nel Parco dell’Insugherata.
Si grattava disperata, la cucciola di soli sei mesi, quando è stata localizzata a terra, senza più forze, il muso arrossato e senza più pelo, in una zona dove transitano di solito molti ciclisti e joggers. I due soccorritori, una donna e il suo compagno, si sono subito resi conto della gravità della situazione. E gli hanno gettato addosso dell’acqua che è parsa sul momento rappresentare una fonte di sollievo per la povera bestiola risultata poi appartenere ad un pecoraio di zona.
La prima ipotesi è stata quella di una aggressione con l’acido. Ipotesi che deve essere ancora confermata dal personale veterinario del presidio sanitario dove la cucciola è stata infine ricoverata.
“Verrà fatto tutto quanto è nelle nostre possibilità per accertare le cause della morte del cucciolo e individuare le responsabilità della morte dell’animale – dichiara l’avvocato Giada Bernardi – Presidente della Onlus Le Zampe che Danno Una Mano e ideatrice dell’omonimo progetto – E’ comunque ipotizzato il reato di maltrattamento dell’animale a carico del proprietario” – precisa la dott.ssa Bernardi
“Innanzi tutto bisognerebbe attivare dei controlli a tappeto su queste aree verdi che sono da sempre dimenticate come se vivessero così… di luce propria – commenta Loredana Pronio da due mesi Delegata del Sindaco al Benessere e Tutela Animali del Comune di Roma – E’ necessaria anche una certa manutenzione… Ma per ritornare al benessere animale ricordiamoci che all’ interno di questi cosidetti parchi vi sono spesso dei pastori che vivono là da decenni indisturbati, fanno i loro comodi, nessuno li controlla. E possono fare tutto ciò che vogliono. Pensate che esiste tutt’oggi un’area dentro Roma dove un pastore non solo ha costruito delle palafitte ma fa macellazione di agnelli e capretti nell’indifferenza delle istituzioni” – denuncia la Pronio.
“Aggiungo che sono proprio i pastori i grandi responsabili del randaismo che riguarda soprattutto i nostri pastori maremmani – incalza la Delegata del Sindaco – che sfruttano e detengono in condizioni disumane queste bestiole ritrovate poi spesso vaganti sul ciglio delle strade o gravemente malate nelle campagne…conseguenza tutto questo di una inattività totale delle autorità competenti nei confronti di persone che vivono e operano in queste aree e purtroppo commettono anche dei reati alla luce del sole!”
Rosanna Sabella