Si è sparato alla testa con una pistola calibro 38 con la matricola abrasa il giorno della vigilia di Natale.
Ma lui, Cristian Raschi, 51enne ultrà della Lazio, non avrebbe potuto e dovuto avere alcuna arma in casa, perché era agli arresti domiciliari in quanto era stato sottoposto alla misura cautelare perché riconosciuto colpevole del reato di usura.
C’è quindi un mistero dietro il suicidio di Raschi, fratello dell’ex pugile Osvaldo, morto per overdose nel 2002. L’uomo si è sparato alla testa il 24 dicembre. Il colpo è stato sentito dalla madre, che è accorsa ed ha subito chiamato il numero unico delle emergenze. Quando sono arrivati i sanitari del 118 Cristian era ancora vivo, ma le sue condizioni erano disperate: la corsa al pronto soccorso dell’Umberto I, dove i medici hanno dovuto constatare la morte cerebrale dell’uomo, che è poi deceduto poco dopo.
Adesso sulla sua morte indaga la polizia del commissariato di Fidene: chi ha portato la pistola a Cristian Raschi? Gli investigatori indagano nel passato e nella parentela dell’uomo, pregiudicato e conosciuto nell’ambito della criminalità dei quartieri Tufello e San Basilio, specie per quanto riguarda il traffico di droga e non si esclude un collegamento con la banda capeggiata dall’altro ultrà della Lazio, Diabolik.