Parte per la Cina per quasi un mese, lascia l’auto in un parcheggio di lunga sosta a Fiumicino e, quando torna, trova la macchina con 3000 chilometri e una multa in più, ma la Procura – a cui si rivolge – archivia tutto.
L’incredibile vicenda è succeda a un nostro lettore che la racconta “per mettere in guardia altri potenziali malcapitati e per sfogarmi verso quella che secondo me è un’ingiustizia: prima sono stato truffato dalla società di parcheggio, poi non mi è stata resa giustizia”.
Tutto ha inizio il 1 novembre del 2013. Fabrizio Angelucci si deve recare in Cina con un’amica del posto, ha il volo per Pechino alle 13:30. Il rientro è previsto per il 25 novembre. Ha deciso di lasciare l’auto in uno dei parcheggi a lunga sosta nei pressi dell’aeroporto di Fiumicino, lontano dal sedime aeroportuale: 80 euro per tutta la sua assenza.
Al momento dell’arrivo al Terminal 3 dell’aeroporto Leonardo da Vinci, come da accordi preliminari, si incontra con un addetto del parcheggio, paga con carta di credito e gli viene redatta una notifica di ingresso dove vengono specificati i km di entrata (101.022) e viene fatto un controllo dell’auto segnando i graffi esistenti, verifica molto importante per evitare future contestazioni.
Il signor Angelucci informa l’addetto al parcheggio di aver anche fatto una foto al cruscotto, dove venivano indicati i chilometri, e segnala che la batteria ha qualche problema e che per questo nel vano portabagagli c’è un carica batteria di emergenza.
Poi l’uomo parte tranquillo e torna in Italia sempre in compagnia dell’amica cinese, 25 giorni dopo.
La prima anomalia che nota è la mancanza di carburante. È sicuro di aver lasciato abbastanza rifornimento: deve percorrere diversi chilometri per tornare a casa e, per essere sicuro di non avere problemi, prima di lasciare l’auto al parcheggio aveva fatto rifornimento, ma al momento di riprendere la macchina, una Mercedes-Benz A170, questa era quasi in riserva.
“Per essere certo di non sbagliarmi, anche se pure la mia amica ricordava la stessa cosa, ho tirato fuori la foto scattata al cruscotto poco prima di consegnare l’auto al parcheggio: non solo il serbatoio era pieno a metà, ma – cosa ancora più grave – un’altra modifica appariva evidente. I chilometri registrati erano quasi 3000 in meno nella foto fatta il 1 novembre. Questo stava a significare che, durante la mia assenza, qualcuno aveva utilizzato la mia auto e aveva percorso quasi 3000 chilometri, una media di 166 chilometri a giorno”.
E non finisce qui: oltre a ritrovarsi l’auto con 103.936 chilometri, al signor Angelucci viene pure contestata una multa dal Comune di Fiumicino, per un’infrazione fatta in un giorno in cui lui era all’estero: eccesso di velocità.
“A parte il fatto che io 3000 chilometri li faccio in un anno perché viaggio davvero poco con l’auto – lamenta Angelucci – non corro mai! E prendere una multa per eccesso di velocità quando sono dall’altra parte del mondo mi pare assurdo. Sono furioso per tanti motivi: hanno usato la mia macchina, ci hanno corso, non hanno ammesso le loro responsabilità. Ovviamente ho contestato la multa, ho presentato la documentazione della mia permanenza all’estero e del deposito dell’auto presso il parcheggio e la multa mi è stata tolta. Contestualmente ho denunciato il parcheggio per uso improprio (come minimo) della mia auto: avrebbero potuto farci di tutto, anche una rapina, rivolgendomi alla Procura di Civitavecchia, a cui ho inoltrato una denuncia civile e penale descrivendo l’accaduto e fornendo tutti i documenti, dai biglietti aerei a quelli comprovanti il parcheggio, dalle foto del cruscotto alla notifica fatta dal responsabile del parcheggio, dove si evincono i reali chilometri iniziali dell’auto”.
Il signor Angelucci ha ovviamente chiesto spiegazioni al responsabile del parcheggio, che ha sostenuto che l’auto è stata presa solo per “non far scaricare la batteria visto che sarebbe rimasta ferma tutto quel tempo”.
“Una scusa che non regge – sostiene Angelucci – visto che avevo ben spiegato che nel portabagagli c’era un caricabatterie proprio per questo motivo. E poi 3000 chilometri per scaldare una batteria? Doveva mandarla a fuoco? Doveva arrivarci nel deserto, forse…”.
Ma la cosa ancora più assurda è l’esito giudiziario di questa vicenda.
“Ho voluto denunciare la cosa perché per me è una truffa. Ho pagato profumatamente per un servizio e hanno usato a mia insaputa la mia auto. Poteva succedere di tutto. Ebbene, il Sostituto Procuratore di Civitavecchia ha archiviato tutto. Il fascicolo è stato messo contro “Ignoti”, quando invece la società è ben identificata e ha un responsabile che ha un nome e un cognome. Come è possibile che il Prefetto mi abbia annullato la multa, riconoscendo le mie ragioni, mentre invece il Sostituto Procuratore archivi tutto per prescrizione contro ignoti? Qui la responsabilità di qualcuno c’è. Poi si parla di archiviazione per scadenza dei termini: io la denuncia l’ho fatta il giorno dopo, quindi i termini sono scaduti di certo non per colpa mia”.
Il provvedimento della Procura di Civitavecchia è datato 25 novembre 2019. La vicenda si conclude quindi 6 anni esatti dopo il suo inizio. Senza colpevoli, solo con una persona vittima di quello che potrebbe essere un “sistema”.
La domanda a questo punto sorge spontanea: quanti saranno i clienti che non si sono accorti dell’utilizzo improprio delle loro auto parcheggiate mentre loro sono in vacanza? Cosa ci viene fatto con queste macchine? Non è che vengono magari affittate ad altri ignari turisti, così che il guadagno diventi molto, ma molto più alto? Il sospetto ovviamente viene, visti quanti chilometri sono stati percorsi in soli 25 giorni…