Oggi, 22 novembre 2019, sono state depositate e rese note a Macerata le motivazioni della sentenza con cui, il 29 maggio scorso, è stato condannato all’ergastolo con 18 mesi di isolamento diurno Innocent Oseghale per aver violentato, ucciso e fatto a pezzi la 18enne romana Pamela Mastropietro. Una storia, quella di Pamela, che ha sconvolto l’Italia intera.
La Corte d’Assise presieduta da Roberto Evangelisti ha dichiarato: “Gratuità della violenza esercitata” nei confronti di Pamela Mastropietro e “bestiale scempio” del cadavere.
“Non si ravvisano elementi di segno positivo adeguatamente valorizzabili al fine di concedere le attenuanti generiche laddove si tenga presente che l’imputato vive costantemente con il profitto di attività illecita quale lo spaccio di stupefacente e che dimostrava capacità criminale elevatissima che connota l’omicidio di inaudita gravità, abbinata a totale e disumana insensibilità, evidenziata dalla conduzione dell’attività di smembramento del cadavere, lucidamente protratta per ore“. E ancora: “ritiene questa Corte sottolineare, con particolare enfasi, la condotta di Oseghale” che “dopo aver accoltellato la ragazza ancora in vita, provvedeva non soltanto al depezzamento e alla dissezione del corpo, ma attendeva all’accurato lavaggio di tutti i resti con la varichina, cospargendo con l’ipoclorito di sodio anche i genitali e le labbra di Pamela – sottolinea la Corte di Assise – attività funzionale ad un inquinamento della prova omicidiaria e che non può certo trovare giustificazione nel fatto che l’imputato si sentisse, per così dire, infastidito dall’odore proveniente dai resti dopo aver brutalmente sezionato il cadavere con chirurgica precisione”. “Oseghale abusava delle condizioni di inferiorità, quanto meno sicuramente fisica di Pamela di cui era ben consapevole, per avere nell’abitazione un frettoloso rapporto non protetto cui la ragazza, plausibilmente abbozzando una reazione, non aveva acconsentito con quelle modalità, desideroso soltanto di appagare il proprio istinto, senza troppo tergiversare e senza attendere che Pamela smaltisse completamente gli effetti dell’eroina”. “Pamela, come sopra osservato, al momento del rapporto era quanto meno in stato soporoso, stordita ed obnubilata poiché ancora sotto l’effetto, sia pure in via di risoluzione, dell’eroina il cui processo di trasformazione metabolica era avviato“.