“L’incubo della lavorazione dei rifiuti aleggia ancora su Pomezia – hanno esordito – Spunta nella zona di Santa Palomba un altro progetto per un impianto di trattamento rifiuti che fa impallidire il mondo dell’associazionismo verde e di chi si batte oramai da molto tempo per tutelare una delle zone di maggior pregio del nostro territorio sacrificata al degrado e già interessata dalla presenza di altre discariche (due in via Ardeatina, una in località Selvotta, diversi recuperi ambientali e una rilevante discarica di rifiuti pericolosi a Falcognana, la discarica di Roncigliano con il previsto inceneritore e la discarica di amianto a Valle Caia)”. “Stavolta – spiegano – è il turno della COGEA S.r.l. che l’11 dicembre ha presentato alla Regione Lazio la richiesta di valutazione di impatto ambientale per un impianto di trattamento dei rifiuti organici da raccolta differenziata con produzione di “compost di qualità” ed energia elettrica da fonti rinnovabili (Biogas). Autore dello studio di impatto ambientale è l’Ing. Prof. Gian Mario Baruchello indicato dai più come molto vicino a Manlio Cerroni, patron della COLARI, ormai noto consorzio intorno alla quale gira la gestione della discarica di Malagrotta e l’apertura dell’inceneritore di Roncigliano al confine fra i comuni di Albano Laziale, Pomezia e Ardea. Il progetto della COGEA S.r.l. ultimo di una interminabile sfilza di altri progetti simili “a biogas” nella zona dei Castelli Romani prevede la realizzazione di un impianto gigantesco, dimensionato per lavorare qualcosa come 60.000 tonnellate all’anno di rifiuti urbani organici per la produzione di compost di “alta qualità” (ossia terriccio) e di biogas che bruciato produrrà energia elettrica, per un totale di ben 1300 Kilowattora. Va detto inoltre che quello proposto a Pomezia è il terzo impianto “a biogas” previsto nel raggio di pochi chilometri, dopo quello di Velletri realizzato in zona Lazzaria nel sito della vecchia discarica dalla Volsca Ambiente e Servizi e quello di Ariccia della Biovis S.r.l. in zona Cancelliera. Entrambi i due impianti di Velletri e Ariccia sono stati progettati per trattare circa 30.000 tonnellate di rifiuti organici ciascuno. Conti alla mano i tre impianti insieme hanno una capacità di smaltimento maggiore del quantitativo di rifiuti organici prodotti in tutta l’area dei Castelli Romani”.
Le due associazioni lavorano insieme per evitare questo nuovo impianto. “L’Associazione Latium Vetus in collaborazione con il Coordinamento No Discariche No Inceneritori si è battuta in prima fila contro la realizzazione di tale impianto. A leggere il progetto si rimane semplicemente sbalorditi – dichiarano i dirigenti dell’Associazione – ci chiediamo se gli amministratori delle nostre città sanno in che direzione stiamo andando. A Santa Palomba, territorio diviso tra Roma, Pomezia, Albano e Ardea, si stanno rincorrendo una miriade di progetti altamente impattanti e di contro si prevede di urbanizzare gran parte dei territori. Che conseguenze possono avere tutti questi progetti sulla salute dei residenti? E’ ormai risaputo dalla comunità scientifica che le centrali a biogas sono impianti altamente impattanti per l’ambiente e per la salute umana. Che ricadute avranno sulla popolazione e sul territorio? Oltre a quanto rilasciato in atmosfera nel ciclo di lavorazione dei rifiuti, basti solamente accennare che per trasportare tutta questa montagna di rifiuti (che in barba al principio di prossimità potranno essere portati da tutto il Lazio e anche dalle regioni vicine) transiteranno su via Ardeatina e su via della Medicina (nei pressi del quartiere residenziale di Roma 2) decine di migliaia di autotir carichi di rifiuti. La cosa più paradossale e scandalosa è dove questo impianto è stato pensato”.
“Il progetto della COGEA S.r.l. – continuano i dirigenti dell’Associazione Latium Vetus – prevede la realizzazione di questo centro di lavorazione dei rifiuti nel terreno di fronte Tor Maggiore che, ricordiamo, venne costruita nel XIII secolo, è alta 34 metri e ha una meravigliosa cinta muraria, insomma uno dei più bei castelli dell’Agro Romano usato ininterrottamente dall’VIII sec. d.C. sino al secolo scorso. E’ considerata unanimemente dalle fonti la più bella ed importante torre medievale della campagna romana ed è indiscutibilmente una meraviglia che incarna la memoria storica del nostro comune e del nostro territorio che abbiamo ancora la fortuna di avere, non si meriterebbe ben altro trattamento che essere immersa da capannoni industriali ed impianti che lavorano rifiuti? La nostra associazione si batte e si batterà perché questo monumento venga recuperato e valorizzato poiché riteniamo che tutti i cittadini debbano poterla conoscere, apprezzarla e in definitiva amarla. Per questo motivo in data 18 febbraio 2013 abbiamo presentato alla Regione Lazio le osservazioni ed opposizioni alla Valutazione di impatto ambientale realizzate in collaborazione con il Coordinamento No Discariche No Inceneritori. E’ giusto che i cittadini debbano rinunciare per sempre alla loro memoria storica e alla loro identità in nome del profitto? A voi la risposta”.