Torna, dopo la pausa estiva, l’appuntamento settimanale con i racconti di Nicola Genovese, autore dei romanzi “Il figlio del prete e la zammara” e “Il nipote del prete”.
Questa volta siamo in Sardegna, nel paese di Torralba, piccolo comune della Sardegna, in Provincia di Sassari, che conta appena 950 abitanti. Si trova in una zona nuragica e quello di Santu Antine è il simbolo di questo paesino, che risale all’era neolitica.
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Il primo insediamento sorge intorno all’anno 1064. Si tratta di un paese di povera gente, costituita essenzialmente da pastori dediti esclusivamente alla pastorizia.
Ognuno viveva chiuso in sé stesso e non esisteva una vita di relazioni.
Tutto era abbandonato all’ozio del tempo che scorreva inesorabilmente anno dopo anno.
In questa desolante realtà c’era un giovane pastore che guardava al futuro.
Aveva trovato nelle rovine di un nurago alcune pergamene. avvolte in pelli di pecore, che raccontavano la storia di una civiltà esistita un centinaio di anni prima.
E qui inizia la storia del suo più illustre concittadino… ASTOLFO.
Astolfo era un nobile del paese ed era stato in Terra Santa come Cavaliere delle Crociate.
Dopo molti anni era ritornato a Torralba.
L’aveva trovata in uno stato di abbandono desolante!
Case fatiscenti, mancanza di servizi ,strade dissestate, la scuola trasformata un ricovero per maiali e principalmente una Chiesa che cadeva a pezzi.
Aveva riportato dalla Terra Santa una reliquia, un sasso caduto della casa di Gesù, a Nazareth, e voleva conservarlo nella Chiesa del suo paese.
Decise di ricostruirla subito. Essa rappresentava il primo luogo di aggregazione di tutte le famiglie: era “la famiglia” per eccellenza.
Radunò tutti i paesani e dette loro un messaggio che partiva dal cuore: “Dobbiamo rialzarci dal torpore e dall’abbandono in cui è caduta la città. Dal mio viaggio in Terra Santa ho riportato questo sasso che ho trovato in un angolo della casa di Gesù. È stato come un segno che mi diceva: “Ritorna al tuo paese e ricostruisci la lì mia casa”.
Tutti furono colpiti dall’eloquenza di Astolfo e iniziarono a ricostruire la Chiesa di S. Pietro Apostolo.
La sera Astolfo radunava nella sua casa la gente del paese e raccontava le storie dei Crociati.
Lo seguivano con interesse affascinati dai suoi racconti.
Ogni giorno le presenze aumentavano e in particolare quelle dei giovani, che erano curiosi di sapere e di imparare. Ben presto dalla storia dei crociati passò a quella del paese, della sua civiltà, dei suoi costumi e molti si appassionarono e iniziarono a prendere degli appunti.
Era nata così una comunità intorno ad Astolfo, desiderosa di apprendere e conoscere la proprie radici.
Contemporaneamente fu ultimata la Chiesa. Una grande cerimonia festeggiò la sua inaugurazione. Alcuni falegnami locali avevano preparato un’urna intarsiata, dove al suo interno era stata deposta la Pietra Sacra di Nazareth.
Era ben visibile sull’altare maggiore e fu istituito il 1Maggio come giorno della sua adorazione e commemorazione.
In un’ala della Chiesa era stata ricavata una stanza e quella fu la prima scuola provvisoria del paese.
Dalla vicina Sassari fu inviato un prete di origine torralbese che iniziò a celebrare le S. Messe e la catechesi ai bambini e ai ragazzi.
Astolfo s’impegnò a insegnare ai giovani, e prima di ogni lezione preparava a casa, su fogli di carta pergamena, gli argomenti da illustrare.
Era un lavoro pesante e spesso la sera, a lume di candela, scriveva fino a tardi.
Spiegò ai bambini che il suo nome, ASTOLFO, era quello di un personaggio dell’Orlando Furioso, che aveva restituito allo stesso Orlando il “senno” perduto o dimenticato…
Lo stesso “senno” ovvero la capacità di operare nel modo più giusto e consapevole, che adesso lui voleva trasmettere ai suoi paesani.
Pian piano, le persone iniziarono a prendere piena coscienza di loro stessi. Ripararono le loro case e tutti i contadini e i pastori ogni sera, dopo il lavoro davano una mano nella ricostruzione della scuola.
La Chiesa era sempre più gremita e dai paesi limitrofi veniva tanta gente per adorare la “sacra pietra”.
Finalmente si era costituita una “comunità” desiderosa di ricostruire il loro paese, la sua antica memoria e il suo futuro.
Con l’ultimazione della scuola, Astolfo s’interessò a trovare degli insegnanti che ben volentieri si trasferirono dai grossi centri vicini al piccolo paese che pian piano si trasformò in un piccolo gioiello della valle dei nuraghi. C’erano più di trenta nuraghi presenti nel territorio e dieci tombe dei giganti di pietra.
Anche quest’ultimi contribuirono a dare un impulso all’economia del paese.
Erano passati gli anni, Astolfo era morto e pian piano il paese era entrato in un lungo letargo e sprofondato in uno stato di abbandono.
Il giovane pecoraro che aveva trovato le pergamene che raccontavano la storia del paese aveva fatto tesoro degli insegnamenti di Astolfo, li aveva fatti suoi e si era impegnato per dare un nuovo contributo allo sviluppo del paese per farlo risorgere.
Era diventato il “nuovo” Astolfo di Torrralba.
Nicola Genovese
I romanzi di Nicola Genovese “Il figlio del prete e la zammara” e “il nipote del prete” sono reperibile su Ibs libri, oppure richiedendoli direttamente all’editore Aulino Tel.3284793977 oppure via e-mail:info@Aulinoeditore.it