Un film come Gemini Man con Will Smith nel cast difficilmente fallisce, metteteci poi magari una pellicola dove il famoso attore/rapper statunitense combatte contro sé stesso e il successo sarà assicurato.
Gemini Man è il nuovo capolavoro cinematografico di Ang Lee, che riesce a immergere Will Smith all’interno di una pellicola d’azione di totale rivoluzione filmica.
In un film che tranquillamente avremmo potuto inserire nella serie fantascientifica fino a 15 anni fa, il lungometraggio sviluppa uno sparatutto attorno alla clonazione umana.
Will Smith oggi è protagonista della storia interpretando lo spietato sicario del governo americano Henry Brogan, pluridecorato dei Marines ormai arrivato all’età di 51 anni e stanco di dover uccidere persone per gli interessi governativi dell’apparato statunitense. Una situazione appesantita dallo stato psico-fisico dello stesso cecchino di colore, che mostra i segni dell’età avanzata con un calo della propria mira dalla distanza e soprattutto un senso di forte rimorso verso le vittime che uccide.
Comunicata la voglia di lasciare il proprio ruolo da sicario – il migliore del mondo – ai suoi superiori, su di lui l’apparato dei servizi segreti americani scatena una caccia all’uomo e lo inserisce in una complessa trama di interessi extra-nazionali per conto degli Stati Uniti d’America. Sarà propria questa condizione a far conoscere al cinquantunenne Brogan la propria copia, clonata oltre vent’anni prima da un suo tessuto corporeo e che attualmente è considerato un “super soldato“ tanto forte quanto inesperto perché alla prima missione per i servizi segreti statunitensi.
Una pellicola che non mostra solamente una dose immensa di botte e sparatorie con qualsiasi arma, ma che cerca di andare a rappresentare lo stato d’animo dei protagonisti di questa pellicola. Da una parte Henry Brogan, già di per sé volenteroso della pensione per le paure che lo attanagliano e dall’altra un giovanissimo Junior che scopre la verità sulla sua nascita e manifesta gradualmente quella voglia di fare le attività che ogni adolescente vorrebbe svolgere: studiare, frequentare una ragazza, magari sposarsi, non dovendo rinunciare per la vita militare a tutte le occasioni che il proprio destino gli riserva come fatto dal suo “io” di origine.
Il film girato interamente in tecnologia 3-D, ripropone nel complesso un’ottima regia e si sviluppa all’interno dei bei scenari dell’Est europeo che danno quel senso estetico al lungometraggio. Il capolavoro avviene nella ripresa facciale ed espressiva del clone più giovane di Will Smith, che mostra un’intensità di personaggio quasi inaspettata e sottolineano la potenza delle nuove tecnologia nell’arte filmica.
Una storia plausibile e oggettivamente realistica al giorno d’oggi anche nelle sue scene che a un “primo acchito” possono sembrare più surreali, che vanno a influire positivamente sulla storia e sopratutto non rendono mai scontata questa pellicola.
Voto: 8