«In questi giorni ho avuto modo di leggere alcuni comunicati stampa riguardanti la chiusura della Recin. Visto che, come al solito, si tende a strumentalizzare ogni avvenimento e a raccontare versioni che sono lontane dalla realtà, anche stavolta mi vedo costretto a fare alcune precisazioni». Le parole sono del sindaco Alessandro Grando che ha illustrato la posizione dell’amministrazione comunale di Ladispoli in merito a questa delicata vicenda.
«Vale la pena ricordare – prosegue il primo cittadino – che l’impianto in questione era stato autorizzato oltre 10 anni fa dalla precedente amministrazione, la stessa che avrebbe successivamente contestato la compatibilità di quella attività con la destinazione urbanistica del suo terreno, agricolo, con l’intento di farla chiudere. Questo cambio di posizione era stato causato dalle forti proteste dei residenti della zona, che avevano in più occasioni lamentato disagi legati alle polveri prodotte dalla lavorazione degli inerti e ai cattivi odori derivanti dal trattamento del verde. Quando nell’estate del 2017 abbiamo vinto le elezioni era quindi già pendente il giudizio tra il Comune e la Recin che, successivamente alla relazione prodotta dalla Regione Lazio su richiesta del Giudice, ha definitivamente sancito l’incompatibilità dell’impianto con la destinazione urbanistica del terreno in cui era situato».
«Molto tempo prima della sentenza, precisamente nell’estate del 2017, visto che la Recin forniva un servizio importante per numerose imprese del comprensorio ho personalmente incontrato il legale della società. In quell’occasione anticipai che, a mio avviso, la causa non avrebbe avuto un esito positivo per la Recin e che quindi sarebbe stato il caso di trovare alla svelta un altro sito idoneo dove delocalizzare l’impianto. Invitai pertanto la Recin ad avanzare una proposta in tal senso. Da allora non ho mai ricevuto una risposta, nemmeno durante lo svolgimento di un secondo incontro che si è svolto pochi mesi fa con i titolari della società. Detto questo, e fatte le dovute precisazioni, è ovvio che quando chiude un’impresa non c’è mai nulla di cui gioire, soprattutto se si pensa ai dipendenti che perderanno il posto di lavoro. Arrivati a questo punto, però, la situazione è ormai delineata, non è possibile concedere proroghe e c’è una sentenza che deve necessariamente essere rispettata. Io comunque non ho cambiato idea e continuo ad essere favorevole alla delocalizzazione dell’impianto della Recin in un altro luogo idoneo. Se arriveranno delle proposte – conclude il sindaco Grando – le valuteremo. Se invece, come pare, la Recin si sposterà in un altro Comune, ne prenderemo atto».