L’argentino scomparso dai radar: pochi lampi e troppe ombre
La Roma ha vissuto una delle peggiori stagioni degli ultimi anni, sia a livello individuale che collettivo non si scorgono all’orizzonte elementi positivi, se non l’esplosione e scoperta di Zaniolo. Chi doveva incantare le notti romane, ha finito per intristirsi e far perdere le proprie tracce: parliamo ovviamente di Pastore, colui il quale doveva essere il grande colpo estivo di Monchi, andato via mestamente nel corso della stagione. Non che era preventivabile un rendimento tanto scadente dell’argentino, ma dopo anni di vita relax al Psg era presumibile non fosse in grado di reggere il passo della Serie A e di un campionato decisamente più competitivo rispetto a quello francese, decisamente più adatto alle sue caratteristiche felpate e dall’andamento lento.
Eppure l’inizio era stato positivo, a questo punto ingannevole ed illusorio, con quelle perle di tacco capaci di far sognare i tifosi giallorossi confermando ciò che ci si aspettava da lui: grandi giocate capaci di valere il prezzo del biglietto. E invece, dopo, il buio più assoluto. Il rendimento scadente della squadra assieme all’esplosione di Zaniolo nel suo stesso ruolo hanno finito per relegare in panchina a posto fisso El Flaco, incapace da quel momento di reagire, confermando anche una certa fragilità in termini di carattere e personalità, palesata nel corso della sua carriera. Il cambio di allenatore non lo ha agevolato, giusto un gol in un lancio sporadico da titolare ma pochissimo altro: inutile sottolineare quanto ci si attendesse di più da un ragazzo che proprio in Italia, con la maglia del Palermo, aveva incantato tutti.
Gli anni di Parigi lo hanno assuefatto, adeguandosi a un contesto blando e agevole, fino a spegnersi definitivamente. Lui, come tanti altri, hanno visto la Serie A di quest’anno da spettatore non pagante: la lista dei panchinari strapagati è lunga ed anche piuttosto nobile, con giocatori militanti in top club che hanno collezionato, messi assieme, appena una manciata di minuti in campo.
Basti guardare a quanto accaduto al Milan, con Bertolacci e Montolivo incapaci di totalizzare un minutaggio decente in campionato, nemmeno la situazione di forte emergenza vissuta in inverno dalla squadra allenata da Gattuso. Oppure all’Inter, con Ranocchia soprattutto ma anche lo stesso Candreva spettatori fissi della tribolata annata nerazzurra: per trovare un briciolo di spazio il difensore ha dovuto attendere che si verificasse un’epidemia di centravanti per essere reinventato come ariete d’area. Per l’ala invece una metamorfosi che negli ultimi due anni lo ha portato ad essere centro nevralgico di tutti gli sfoghi di San Siro e dei suoi tifosi.
Lo stesso Barak all’Udinese, Brighi all’Empoli, Bremer del Torino e il giovane talento Pessina dell’Atalanta: elementi importanti, con un nobile passato o una spesa economica importante alle spalle dei rispettivi club, confinati alla panchina e incapaci di confermare le aspettative o le prestazioni passate. Nella top 10 degli sprechi in panca c’è anche lui, Cristiano Ronaldo.
Vero, ci è andato pochissimo, ma per un guadagno da 30 milioni annui provate a calcolare quanto quelle poche panchine siano costate ad Agnelli…