E’ stato bloccato dalla Digos, nella giornata di oggi 8 Giugno 2019, uno striscione ironico che rappresentava Di Maio e Salvini. La vignetta della UIL è stato fatto togliere durante la manifestazione sul pubblico impiego che si è tenuta a Piazza del Popolo, a Roma. Il fatto ha creato indignazione non solo tra i manifestanti ma anche sul web.
La Questura di Roma ha deciso di rispondere e chiarire quanto accaduto, precisando che non si sia trattato di censura, bensì di salvaguardia del decoro urbano.
Il comunicato della questura
“In merito a quanto riportato nelle ultime ore da alcune agenzie di stampa, riguardanti un presunto “blocco di uno striscione contro di Maio e Salvini” si precisa quanto segue:
Questa mattina, personale impiegato nel servizio di ordine pubblico, predisposto in occasione della manifestazione in favore del rinnovo del contratto di lavoro dei dipendenti pubblici, ha esortato alcuni manifestanti, appartenenti al sindacato della UIL, a rimuovere uno striscione posto su una parete di interesse storico culturale, sita in via Adamo Mickiewicz, nei pressi del Pincio.
‘Striscione lesivo del decoro paesaggistico’
Nessuna valutazione è stata fatta circa l’aspetto contenutistico, ma, si è ritenuto che lo striscione fosse lesivo del decoro paesaggistico, così come previsto dall’art.49 del Codice dei Beni Culturali e del paesaggio, dove espressamente si vieta il collocamento o l’affissione di cartelli o altri mezzi di pubblicità sugli edifici e nelle aree tutelate come Beni Culturali.
È inoltre prevista una comunicazione preventiva ai competenti uffici del Comune nel caso in cui si voglia procedere a tali esposizioni che, nella circostanza, non è stata effettuata, così come confermato dagli uffici capitolini.
Nessuna censura
Lo striscione è stato poi ripiegato autonomamente dai manifestanti e lasciato nella loro libera disponibilità.
Giova precisare che già in precedenti ed analoghe situazioni non è stata consentita l’esposizione di manifesti e di striscioni nel medesimo posto.
Pertanto è evidente come non si sia trattato di alcun atto di censura, come erroneamente da alcuni denunciato.”