A Casal Bruciato (Roma) è in corso una protesta di residenti del quartiere e di militanti di CasaPound contro l’assegnazione di una casa popolare ad una famiglia rom di 14 persone.
Ve lo abbiamo documentato ieri: tutto è nato dall’assegnazione di una casa popolare ad una famiglia proveniente dal campo nomadi de La Barbuta. Ben 14 persone sistemate in un appartamento di circa 100 metri quadri in Via Satta. Ma, nuovamente, gli abitanti del quartiere – come accaduto circa un mese fa – sono scesi in strada a protestare.
Il capofamiglia ha parlato ai microfoni di Radio Cusano Campus, intervistato da Emanuela Valente. «Stanotte i bambini avevano molta paura e piangevano –ha affermato l’uomo-. Una delle mie figlie sta male e l’ho portata nel campo nomadi dove abitavamo prima. Volevo portarla all’ospedale, ma lei mi ha detto di no, era in preda all’ansia e alla paura».
«Gli altri bambini che hanno dormito qui nell’appartamento hanno avuto paura e per tutta la notte non hanno dormito», prosegue l’uomo. «Io vorrei restare, però i vicini danno fastidio, i miei figli non possono uscire giù, non possono fare niente, non posso portarli neanche a scuola. Sono sceso io e ho comprato cornetto e cappuccino per fargli fare colazione. In casa siamo 14, io sono bosniaco, sono arrivato in Italia nel 92, veniamo dal campo rom di Ciampino».
«Abbiamo fatto la richiesta per questa casa popolare nel 2017, abbiamo tutto in regola, siamo in regola con documenti e permesso di soggiorno. I miei bambini sono nati in Italia e sono cittadini italiani, il più grande ha 21 anni e il più piccolo 2. La casa è grande 106 mq, per me va bene, è grande abbastanza. Per pagare l’affitto faccio il mercatino, ho una partita iva, faccio piccoli lavori. Se ci mandano via da qui dobbiamo tornare nel campo rom dove stavamo prima. Italiani razzisti? Non penso siano razzisti, perché sono 30 anni che vivo in Italia e sono sempre stato bene, tranquillo, i miei figli vanno a scuola senza problemi. Però questa notte hanno avuto paura».