Affido condiviso. Una nutrita schiera di associazioni e organizzazioni a tutela dei diritti civili della famiglia, a seguito delle gravi affermazioni dell’on. Vincenzo Spadafora sul progetto di riforma dell’Affido Condiviso (DDL n. 735), ha inviato al Premier Conte formale richiesta di sua rimozione dalla carica di Sottosegretario alle P.O. o la richiesta di sue dimissioni.
La lettera è stata trasmessa al Presidente del Consiglio, ai due Vice Premier Di Maio e Salvini e per competenza al Ministro della Famiglia Fontana, al Ministro della Giustizia Bonafede ed allo stesso Senatore Pillon.
“…questo Governo – si legge nella richiesta indirizzata a Palazzo Chigi – ha regalato all’Italia delle famiglie separate la figura indispensabile dell’on. Sottosegretario alle P.O. Signor Vincenzo Spadafora, al quale sono state attribuite competenze che, in tutta evidenza, egli non possiede: non ha una laurea specialistica, non è un genitore e – cosa ancor più grave – nell’espletamento del precedente incarico di Garante Nazionale Infanzia e Adolescenza, si era già distinto per l’assoluta assenza di risultati e per una inesistente azione di contrasto sia al c.d. Falso Condiviso, sia al fenomeno degli “allontanamenti facili” di minori in case famiglia….”.
E ancora: “…non sorprende come l’on. Spadafora si sia rapidamente allineato a quanti vorrebbero impedire una vera riforma dell’Affidamento Condiviso. Tale suo atteggiamento – assolutamente legittimo dal punto di vista personale, non da quello istituzionale – contrasta però con quanto previsto nel Contratto di Governo, e pertanto le associazioni ed organizzazioni firmatarie del presente documento, in considerazione dell’incompatibilità dell’on. Spadafora con il ruolo così generosamente attribuitogli, ne chiedono formalmente le dimissioni o l’avvicendamento, preferendogli una figura di garanzia e di chiara competenza, capace di restituire serenità, equilibrio e correttezza ad un dibattito che è ancora in corso, e che segnerà il futuro delle famiglie italiane…”.
Affido condiviso: la lettera delle associazioni a Conte
Abbiamo assistito con rammarico, nei giorni scorsi, alle gravissime affermazioni dell’onorevole Sottosegretario Vincenzo Spadafora avverso la riforma dell’Affido Condiviso, così come delineata
nel DDL n. 735 (c.d. Disegno di legge Pillon, dal nome del suo ormai arcinoto primo firmatario).
Peraltro, a tali esternazioni non è seguita alcuna smentita né da parte del suo autore, né da quella dell’on. Di Maio in qualità di Capo Politico del Movimento Cinque Stelle. Parimenti, dall’on. Matteo Salvini – cui va la nostra considerazione per l’iniziativa di indagine sull’attività delle case famiglia in Italia – sono giunte, sul tema, solo timide rassicurazioni.
Tale atteggiamento, da parte del Governo, certamente non conferisce la dovuta serenità ad un contesto reso insostenibile dalla strumentale campagna mediatica, scatenata contro il DDL n. 735, portata avanti da una stampa fin troppo compiacente verso alcuni gruppi di interesse economico i quali, storicamente, fondano la loro prosperità sulla conflittualità della coppia genitoriale ed ostacolano, in tutti i modi possibili, la battaglia di civiltà che i genitori separati italiani conducono da
quasi trent’anni nell’interesse dei figli.
Forse non sarà superfluo ricordare – a chi ha poca memoria – che tale riforma è inserita a pag. 24 del Contratto di Governo tra M5S e Lega, all’interno del capoverso che reca testualmente “…l’interesse materiale e morale del figlio minorenne non può essere perseguito se non si realizza un autentico equilibrio tra entrambe le figure genitoriali, nel rapporto con la prole. Pertanto sarà necessario assicurare la permanenza del figlio con tempi paritari tra i genitori, rivalutando anche il mantenimento in forma diretta senza alcun automatismo circa la corresponsione di un assegno di
sostentamento e valutando l’introduzione di norme volte al contrasto del grave fenomeno dell’alienazione parentale….”.
Su questi tre elementi fondamentali – tempi paritetici, mantenimento diretto e contrasto all’Alienazione Parentale – centinaia di migliaia di padri, madri e nonni italiani hanno riposto fiducia nell’azione di questo Governo, dopo un lungo percorso di ostracismo politico e giudiziario continuato anche dopo il varo della legge n.54/2006, nota come “Affido Condiviso”.
Infatti, dopo 13 anni di completa disapplicazione, possiamo affermare senza tema di smentita come la legge 54 sia stata disattesa dagli operatori (in primis dalla Magistratura, ma anche
dall’Avvocatura, dai Servizi Sociali e dai professionisti della Psicologia), e che ad essere applicato sia stato solo il c.d. “falso condiviso”, ossia un sistema di prassi e di leggi mai scritte a servizio della c.d. Maternal Preference.
Il risultato di questo sistematico tradimento della volontà del Parlamento è stato un “condiviso fittizio” nel quale confliggono, da un lato, il genitore maggiormente favorito (nella quasi totalità dei casi la madre, con tempi di frequentazione medi dell’85%, assegno di mantenimento dei figli e casa coniugale a suo favore) e, dall’altro, il genitore appartenente al genere “politicamente scorretto” (il padre, nella quasi totalità dei casi) che viene discriminato, impoverito e impedito a frequentare i figli come questi vorrebbero e come la nostra Costituzione ed i trattati
internazionali prevedono in maniera inequivocabile.
In definitiva, le Istituzioni italiane avevano già tradito la stessa Riforma dettata dalla Legge n. 54, i cui principi, in considerazione degli espedienti giurisprudenziali alla base del suo aperto
boicottaggio, il DDL Pillon traduce oggi con la necessaria precisione, al fine di evitare il ripetersi di quanto successo finora.
Ancora prima delle affermazioni dell’on. Spadafora, abbiamo dovuto assistere ad un dibattito pieno di falsità, del tutto pretestuose, utili a condizionare anche il Governo da Voi rappresentato anche per via delle imminenti elezioni europee, in relazione alle quali tutte le organizzazioni firmatarie della
presente lettera, forti dei propri attivisti, della copertura geografica in tutte le regioni d’Italia e delle decine di migliaia di famiglie separate assistite in tutti questi anni, sono pronte a contribuire, con tutti i mezzi disponibili, per determinare l’esito più idoneo alle istanze dei soggetti rappresentati.
Non è accettabile, infatti, la vile commistione, generata artatamente dal confronto mediatico sul disegno di legge n. 735, tra conflitto genitoriale e violenza intra-familiare, nonchè la pretestuosa teoria, avallata dall’on. Spadafora e da tutte le forze politiche – ivi compreso il Movimento Cinque Stelle – attente a non perdere il voto femminile, secondo la quale il mantenimento diretto e la frequentazione equilibrata dei figli con entrambi i genitori, magari con l’aiuto di un mediatore familiare, si tradurrebbe nella impossibilità di prevenire gli effetti di un rapporto violento.
Sarebbe bastata una lettura meno superficiale del testo del Disegno di Legge per capirlo, e per restituire dignità e rispetto ad un dibattito che ha offeso la quasi totalità dei genitori italiani, che
fanno della non-violenza il proprio stile di vita familiare e personale. Ancora oggi, nonostante gli altri paesi maggiormente civilizzati abbiano già compiuto passi da gigante in materia di gestione della genitorialità dopo la separazione, in Italia accade che la pratica incivile e devastante della violazione del c.d. “diritto di visita” non venga punita con la detenzione (al
pari della violazione degli obblighi di assistenza familiare) o con l’immediata sospensione della Responsabilità Genitoriale. Lo stesso termine “diritto di visita”, utilizzato con colpevole perseveranza da magistrati e avvocati, al pari del “genitore collocatario” (entrambi di invenzione giurisprudenziale)
sono la prova inoppugnabile di una discriminazione “sistemica”, che impone il copione di un genitore che prevale sull’altro.
Ci saremmo aspettati, da questo Governo, che venisse finalmente attuata la volontà di investire in politiche sociali di contrasto verso la tendenza alla frammentazione e alla disunione delle famiglie,
siano esse nucleari o “allargate”. Invece, nonostante i Vostri continui richiami all’idea di non essere necessariamente vincolati al bilancio dello Stato per investire in strumenti e opere necessarie al Paese, non avete neanche preso in considerazione le dovute misure per migliorare i Servizi Sociali, o per dotare la Magistratura di mezzi utili ad un’adeguata preparazione specialistica nel campo delle separazioni e dei minori, oppure per investire nella indispensabile figura dell’Avvocato del Minore, o
ancora per istituire l’albo unico nazionale dei mediatori familiari.
In compenso, come se non bastasse la campagna di odio indirizzata quotidianamente contro la Famiglia e gli uomini-padri dai media e – spiace dirlo – anche da ministri “allineati” all’ideologia dicerti gruppi di interesse femminili, questo Governo ha regalato all’Italia delle famiglie separate la figura indispensabile dell’on. Sottosegretario alle P.O. Signor Vincenzo Spadafora, al quale sono state attribuite competenze che, in tutta evidenza, egli non possiede: non ha una laurea, non è un
genitore e – cosa ancor più grave – nell’espletamento del precedente incarico di Garante Nazionale
Infanzia e Adolescenza, si era già distinto per l’assoluta assenza di risultati e per una inesistente azione di contrasto sia al c.d. Falso Condiviso, sia al fenomeno degli “allontanamenti facili” di minori in case famiglia, relativamente al quale sono state fatte di recente importanti dichiarazioni d’intenti. Pertanto, non sorprende come l’on. Spadafora si sia rapidamente allineato a quanti vorrebbero impedire una vera riforma dell’Affidamento Condiviso. Tale suo atteggiamento – assolutamente legittimo dal punto di vista personale, non da quello istituzionale – contrasta però con quanto previsto nel Contratto di Governo, e pertanto le associazioni ed organizzazioni firmatarie del
presente documento, in considerazione dell’incompatibilità dell’on. Spadafora con il ruolo così generosamente attribuitogli, ne chiedono formalmente le dimissioni o l’avvicendamento,
preferendogli una figura di garanzia e di chiara competenza, capace di restituire serenità, equilibrio e correttezza ad un dibattito che è ancora in corso, e che segnerà il futuro delle famiglie italiane.