La Cassazione Penale condanna il comune di Aprilia e L.G. per la morte del sedicenne Daniele Giovannoni a causa dei dissesti della pavimentazione stradale. Il difensore della vittima, avv. Bonanni: «Un principio che imporrà al Comune di Roma l’immediata messa in sicurezza di tutte le strade».
Morte del 16enne Daniele Giovannoni a causa delle buche: la Cassazione conferma le responsabilità
La Cassazione penale conferma le condanne a carico dell’imputato L. G., e del Comune di Aprilia, come responsabile civile per la morte del giovane Daniele Giovannoni, avvenuta a soli 16 anni il 30 agosto 2005 mentre percorreva la Via Toscanini di Aprilia perdendo il controllo del suo ciclomotore a causa dei dissesti della pavimentazione stradale.
«Questa storica sentenza mette la parola fine all’ostinato tentativo degli imputati di sfuggire alle loro responsabilità per la morte del giovane e afferma il principio di diritto che in caso di negligenza del dirigente responsabile del Comune, titolare della strada, sussiste la responsabilità dell’ente, titolare della strada, sia per omicidio colposo in caso di morte, che di lesioni colpose in caso di danni alla salute, non mortali, e quindi anche del risarcimento dei danni – dichiara l’Avv. Ezio Bonanni», che ha difeso il padre e i fratelli della vittima. «Questo principio, esteso al Comune di Roma, noto per il dissesto stradale, imporrà, per evitare condanne a risarcimenti a carico della collettività, l’immediata messa in sicurezza di tutte le strade».
Durante il processo la difesa dell’imputato Giovannini, l’Avv. Corrado De Simone, aveva impugnato la sentenza di condanna della Corte di Appello di Roma, sostenendo l’innocenza dell’imputato e rinunciando alla prescrizione. La tesi sostenuta è che non era possibile affermare la sua responsabilità addossandola così alla vittima.
Le tesi dell’imputato, e del Comune di Aprilia, sono state efficacemente scardinate dall’agguerrita difesa di parte civile, costituita, oltre che dall’Avv. Ezio Bonanni, anche dal Prof. Carlo Taormina, ha dimostrato, punto per punto, come le doglianze fossero completamente destituite di ogni fondamento. La Corte di Cassazione, al termine della Camera di Consiglio, ha dichiarato inammissibili e ha rigettato i ricorsi, con condanna alle spese. Ora tutto si trasferisce in sede civile per l’integrale risarcimento di tutti i danni.