La negatività
La prima immagine che ci viene in mente è di colore scuro, la sensazione di pesantezza e l’emozione di tristezza. Il sinonimo più comune è “invidia”, seme della cattiveria e base della superstizione che agisce attraverso il malocchio. Ma la negatività esiste davvero? Pare di sì e non si tratta di magia nera.
Ognuno di noi vorrebbe essere circondato da persone solari, gioiose e coinvolgenti ma può capitare invece di avere a che fare con chi è capace di vedere solo il peggio della vita, sempre tristi, nervosi che sbuffano e si lamentano da mattina a sera: come si fa a non esserne influenzati o addirittura contagiati?
È importante sottolineare che quando parliamo di persone negative non ci riferiamo all’intera personalità ma al modo di comunicare e di approcciarsi agli altri: questi soggetti infatti hanno delle difficoltà nella gestione delle emozioni, dei pensieri e soprattutto dell’autostima.
Altro fattore da considerare è il periodo che stiamo vivendo. Quando siamo vulnerabili la nostra tolleranza cala a picco: in altri termini sopportiamo poco le lamentele altrui.
Di chi è la colpa?
“Mi chiedo: sono io che litigo con tutti o sono circondata da persone sbagliate?”
Questa domanda mi è stata posta durante una conversazione avviando una serie di riflessioni importanti; spesso diamo la colpa a noi stessi e anche in terapia si affrontano le proprie alterazioni; ma possibile che gli altri non abbiamo mai colpa?
Nel caso specifico della negatività che gli altri ci riversano addosso la colpa è anche nostra, spinti dalla generosità di voler essere da sostegno o per paura della solitudine, possiamo inciampare in un meccanismo tossico e diventare contenitori per “scaricare rifiuti emozionali”.
I momenti difficili fanno parte della vita di ognuno, nessuno escluso; forse in certi passaggi ad essere negativi siamo noi. La differenza sta nel saper riconoscere il malessere “contagioso” e scegliere poche persone importanti che ci possano sorreggere, e darsi un tempo di metabolizzazione.
Quando questo accade a qualcuno che ci sta a cuore dobbiamo imparare a dosare la nostra disponibilità e durata all’ascolto.
Chi è il soggetto negativo
Di seguito le caratteristiche più facilmente individuabili:
- Fatalismo: la persona negativa è in attesa che il destino faccia il suo corso, non si adopera per nulla e non ha alcuna responsabilità nello sviluppo degli eventi perché “così doveva andare”;
- Frustrazione: danno la colpa agli altri della propria condizione (famiglia, lavoro, società e politica);
- Tono lamentoso: la tonalità vocale è bassa e lagnosa, l’espressione cupa e con sporadici sorrisi forzati;
- Paura del cambiamento: è abitudinaria e ferma nella sua zona di comfort tanto da risultare insensibile ai problemi che sono fuori da quel circuito;
- Rigidità: la persona negativa è chiusa nelle sue convinzioni, non riesce ad aprire la mente verso prospettive diverse;
- Pochi argomenti di conversazione: tende a criticare gli altri per la mancanza di argomenti e nel farlo ne trae la falsa convinzione di essere migliore;
- “Non è facile, beato te”: usa spesso queste espressioni in un misto di cinismo e teatrale tristezza;
- Poche relazioni: tende a isolarsi per non confrontarsi con gli altri;
- Vittimismo: autocommiserazione, autoconsolazione e autoassoluzione (se la suona e se la canta);
- Parassitismo emotivo: si fa forza nelle difficoltà degli altri passando da “da beato te” quando le cose ci vanno bene a “povero te” quando vanno male.
Effetti della negatività
Stare a contatto con queste persone sul lungo termine può alterare il nostro benessere, di seguito gli “effetti collaterali”:
- Pesantezza: la vicinanza prolungata ci mette un peso nello stomaco.
- Sconforto: tutto ci appare difficile e ogni progetto perde di entusiasmo.
- Ansia: il timore di una prossima catastrofe, se è successo alla persona negativa può succedere anche a noi;
- Tristezza: il piagnisteo continuo riduce l’attività dell’ippocampo (zona del cervello deputata alla risoluzione dei problemi).
Scegliamo il meglio per noi
Non è detto che si debba allontanare per sempre le persone negative, possono essere cari amici a cui vogliamo bene o parte della nostra famiglia. L’importante è imparare a difenderci.
- Sdrammatizzare: usiamo l’ironia, una battuta e si va oltre nel discorso;
- Non discutere: se con l’ironia non funziona, impariamo a non rispondere e portiamo il pensiero altrove;
- Alzati e vai: se i due suggerimenti sopra non hanno portato a nulla, resta quello di alzarsi e cambiare stanza e se non possiamo farlo allora mettiamoci le cuffiette e ascoltiamo musica.
In sintesi: LASCIA STARE!
Possiamo immaginare come termine di paragone di stare in una stanza chiusa con un fumatore, assorbendo per ore ed ore passivamente: può andare bene il tempo di una sigaretta ma alla lunga intossica.
Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno