CARENZA DI PERSONALE COMUNALE, UNA MOZIONE PER APRIRE AI DETENUTI
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Detenuti al lavoro – gratis – per il Comune di Ardea. E’ la proposta dei consiglieri comunali Luca Fanco, Giancarlo Rossi e Umberto Tantari, che hanno presentato una mozione da discutere nel corso del prossimo consiglio comunale attraverso la quale richiedono all’Amministrazione comunale di siglare un accordo con il Ministero della Giustizia-Dipartimento dell’ Amministrazione Penitenziaria per poter utilizzare i detenuti con le pene più lievi per svolgere lavori di pubblica utilità non retribuiti, in sostituzione di pene detentive e pecuniarie. “Vista la carenza cronica di personale del Comune di Ardea (un Comune come il nostro di circa 45.000 abitanti dovrebbe avere circa 500 dipendenti di ruolo, noi ne abbiamo circa 140) – si legge nella mozione – unita all’impossibilità del Comune di Ardea di assumere personale sufficiente a sopperire la grave carenza della pianta organica a causa delle restrizioni imposte dalle Leggi vigenti (…),un accordo tra il Ministero della Giustizia e il Comune di Ardea, consentirebbe ai condannati alla pena del lavoro di pubblica utilità di prestare attività non retribuita in favore della collettività. Tale accordo consentirebbe ai detenuti che hanno dato prova di volersi reinserire nella società di trovare un’occasione di riscatto”. Ovviamente non si tratta di persone che si sono macchiate di reati gravi, ma di “situazioni in cui sono state fornite tutte le assicurazioni sulla affidabilità delle persone che verranno utilizzate nei diversi servizi”, precisa Fanco. “I condannati potranno essere impiegati nello svolgimento di lavori presso i servizi sociali e culturali, nella vigilanza ed assistenza presso le aree esterne degli istituti scolastici per il controllo degli alunni al momento dell’entrata e/o dell’uscita, nella squadra operativa dell’autoparco, nella manutenzione delle aree verdi e dei beni mobili ed immobili del patrimonio comunale. L’attività non retribuita, definita da un apposito ”accordo individuale” sottoscritto dal condannato e dal referente dell’Ente, dovrà essere svolta in conformità con quanto disposto nel provvedimento di condanna, nel quale verrà indicato il tipo e la durata del lavoro di pubblica utilità, la struttura dove la stessa sarà svolta e le persone incaricate di coordinare”. Fanco fa poi l’esempio di Roma. “Molteplici Comuni d’Italia hanno usufruito di tale personale detenuto, raggiungendo risultati eccellenti a costi irrisori. Basti pensare alla vicina Capitale: lo scorso aprile il Sindaco Gianni Alemanno insieme al Ministro della Giustizia Paola Severino hanno presentato un progetto frutto di un protocollo firmato dal Ministero della Giustizia-Dipartimento dell’ Amministrazione Penitenziaria e Roma Capitale, denominato “progetto RAS” (Recupero Ambientale e Sociale), nato per sostenere il reinserimento sociale dei detenuti, impiegati nella manutenzione delle aree archeologiche e di zone verdi di pregio della Capitale. Nel progetto sono stati inseriti 18 detenuti, tra uomini e donne reclusi nel carcere di Rebibbia, che stanno lavorando per un anno, cinque giorni alla settimana, dal lunedì al venerdì per quattro ore al giorno, alla manutenzione di 33 aree pubbliche, per un totale di 300 mila metri quadri, di cui 127mila nel verde”.