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Ardea e Pomezia: armi e perfino una bomba a mano in casa, confermate le condanne a mamma e figlia

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Sviluppi nel processo che vede coinvolta una famiglia di origine calabrese ma domiciliata ad Ardea. Il 22 ottobre i Carabinieri di Ardea arrestarono un intero nucleo familiare di origine calabrese, e precisamente della provincia di Catanzaro, composto da un 47enne, con precedenti, dalla moglie 40enne e dalla figlia 20enne, entrambe senza precedenti penali, tutti residenti a Pomezia ma domiciliati ad Ardea.

I tre arrestati vennero accusati di ricettazione e di detenzione abusiva di armi e munizionamento da guerra. Per mamma e figlia tuttavia è decaduta la prima accusa anche se la Corte di Cassazione ha comunque avallato la sentenza di condanna nei loro confronti.

Durante il controllo nell’ottobre di tre anni fa, tornando ai fatti, i Carabinieri rinvennero un vero e proprio deposito di armi di vario tipo, tutte in buono stato di conservazione e complete di diverso munizionamento.

In particolare vennero sequestrate due pistole e due fucili provento di furti in abitazione e di una rapina in danno di un cacciatore, verificatisi fra Ostia, Pomezia, Ardea e Nettuno; entrambe le pistole furono ritrovate col caricatore inserito ed il colpo in canna, pronte per essere utilizzate.

Una delle pistole, infatti, venne trovata nella stanza della ragazza che la teneva occultata su una libreria fra i peluche del figlio di circa due anni. Le altre armi, invece, furono rinvenute in altri locali dell’abitazione, dislocata su due livelli, a conferma che l’intero nucleo familiare era ben consapevole di quanto presente in casa.

Durante la perquisizione i militari rinvennero anche tre pistole scacciacani, fedeli riproduzioni di armi comuni da sparo, un lampeggiante blu simile a quello in uso alle Forze dell’ordine e, nel giardino del villino, persino una bomba a mano di fabbricazione Jugoslava, offensiva ed attiva, verosimilmente riconducibile al periodo successivo alla II Guerra Mondiale.

Per questo motivo si rese necessario anche l’intervento degli artificieri del Comando Provinciale di Roma che recuperarono in sicurezza l’ordigno.

Al termine di tutti gli accertamenti i Carabinieri arrestarono i due coniugi e la figlia, sottoponendo le due donne agli arresti domiciliari anche in virtù del fatto che la ragazza era in avanzato stato di gravidanza. 

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