Il ritrovamento delle ossa alla Nunziatura Vaticana sta tenendo con il fiato sospeso non solo la famiglia di Emanuela Orlandi, ma anche quella di Mirella Gregori.
Entrambe le ragazzine, 15enni, scomparvero nel 1983, a distanza di 45 giorni una dall’altra, ma la famiglia di Mirella non ha mai accettato che i due casi fossero accumunati, perché la ricerca di Emanuela, cittadina vaticana, catalizzando le indagini sulla pista turca, potrebbe aver fatto tralasciare altre tracce, completamente diverse, che avrebbero potuto portare alla soluzione del caso della giovane Gregori.
Della vicenda si parlerà questa sera a “Chi l’ha visto”, la tramissione di Rai 3, dove sarà ospite anche l’autore pometino Mauro Valentini, che proprio in questi giorni ha pubblicato il libro “Mirella Gregori – Cronaca di una scomparsa“.
“La notizia del ritrovamento di due scheletri nella Nunziatura di via Po è chiaramente sorprendente, sia per le modalità di occultamento di quei resti, evidentemente messi lì da chi non voleva far trovare tracce, sia per il fatto che quel luogo dista poche centinaia di metri dal palazzo dove viveva Mirella Gregori. Ho sempre immaginato che la soluzione del caso si dovesse cercare proprio in quel crocicchio di vie che si affacciano in quel quadrante della città e non chissà dove in giro per il mondo come si è fatto in tutti questi anni, ipotizzando intrighi internazionali che perlomeno per Mirella non è evidentemente credibile. Credo che certi ritrovamenti non sono mai figli del caso, potrebbe esserci una regia da parte di qualcuno o per lanciare un messaggio neanche troppo criptato a chi deve intendere, oppure potrebbe esser davvero una svolta per i casi Orlandi e Gregori. Eppure, ho la sensazione che se di svolta si può parlare, per le ragioni geografiche che ho accennato prima, potrebbe riguardare Mirella e non Emanuela”.
Mauro, lei è arrivato al suo quarto libro-inchiesta, tutti incentrati su figure di donne la cui fine è avvolta nel mistero: che tipo di evoluzione c’è stato nel suo modo di affrontare le scomparse di queste donne?
“In questo caso, e solo in questo, si tratta quasi di una biografia, perché la famiglia Gregori mi ha ‘aperto le porte’: sono stato fianco a fianco a loro e questo ha stravolto i parametri per la scrittura adottati finora. Non è più un’indagine equidistante, qui sono insieme alla famiglia a raccontare la storia di Mirella e soprattutto il calvario subito dalla scomparsa in poi. È quindi più un racconto intimo”.
Lei ha potuto “conoscere” Mirella attraverso i racconti della famiglia: che idea si è fatto?
“Ho conosciuto la storia di questa ragazza attraverso gli scritti della mamma, ormai morta, e attraverso i ricordi della sorella. Una storia normale, interrotta bruscamente all’età di 15 anni; da lì in poi si racconta l’assenza di Mirella e lo stravolgimento che questo ha portato nella sua famiglia. La vita diventa sospesa, come mi ha spiegato Antonietta, la sorella, ma anche Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, parla di “vita non vita”, l’attesa di un familiare scomparso, di cui non si sa cosa sia successo. Si è poi vittime, costantemente, di qualsiasi millantatore che per cercare un po’ di notorietà fornisce notizie che inducono i familiari ad avere un minimo di speranza, ogni volta delusa. Questa frustrazione, questo “elastico emotivo” è la vera condanna dei familiari”.
Ogni anno scompaiono centinaia di minorenni, ma si parla – per anni – solo di alcuni. Come mai?
“Le persone si immedesimano nelle storie di cronaca che leggono, per cui alcune sono più “importanti” di altre solo perché, giornalisticamente parlando, sono raccontate in modo che i lettori ci si riconoscano. È l’effetto del “poteva succedere a me”. Questo accade anche per gli omicidi. La potenza e la forze emotiva con cui le famiglie chiedono una soluzione è poi determinante: chiedono aiuto ai giornali per generare pressione sugli inquirenti. Perché quando il caso viene ripetutamente ripreso dai giornali si crea una tensione emotiva e mediatica che spinge la Procura a dare precedenza a quell’inchiesta invece che a un’altra. Nel 1983 Mirella Gregori sarebbe rimasta sconosciuta a tutti se non ci fosse stato quell’aggancio – innanzi tutto giornalistico – con la scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta 45 giorni dopo. Di lei si parla perché è cittadina vaticana, perché arrivano chiamate di sedicenti rapitori che chiedono lo scambio con Ali Agca. I giornalisti si accorgono che un mese e mezzo prima è scomparsa a Roma un’altra ragazzina: questo accostamento funzionerà tantissimo a livello mediatico, ma sarà un disastro per le indagini”.
Perché?
“Perché da quel momento in poi nessuno cerca più Mirella: si cerca Emanuela sperando di trovare anche Mirella, tralasciando così quelle che potevano essere altre piste, più corrette. Per l’immaginario collettivo queste due ragazze hanno avuto lo stesso destino. La sensazione che ho avuto leggendo le carte è che siano due storie completamente diverse. Credo che sia successo qualcosa nel raggio di 200 metri dal monumento dei Bersaglieri a Porta Pia, dopo essere scesa in seguito alla citofonata di un compagno di scuola, Alessandro. Chi ha fatto questo crimine ha avuto la “fortuna” che il caso di Mirella fosse associato a quello di Emanuela, distogliendo così l’attenzione su lui. Ho voluto scrivere questo libro proprio per separare le storie di queste due ragazze”.
IL LIBRO
Roma, 7 maggio 1983. Un sabato pomeriggio come tanti. Mirella Gregori, 15 anni appena è in casa con i suoi genitori. Il suono del citofono, Mirela risponde, parla pochi secondi e poi dice alla mamma che la sta aspettando un amico. Mirella scende le scale e non farà più ritorno. Tutte le ricerche da quel momento non porteranno a nulla e l’angoscia per quella scomparsa accompagnerà per sempre la famiglia Gregori.
Il racconto di questo percorso infinito e doloroso diventa in questo libro il romanzo di una famiglia sospesa e di una vita interrotta da una mano criminale. Ma è anche la cronaca di un ricatto contro una famiglia semplice che ha dovuto subire un macabro rituale disseminato di indizi e sospetti che hanno legato il destino di Mirella a quello di Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana rapita solo un mese e mezzo dopo.
Mauro Valentini riscrive la storia di questa scomparsa con gli occhi di chi l’ha vissuta sulla propria pelle, attraverso i ricordi della sorella Antonietta e la lettura ragionata dei fatti e dei tanti indizi lasciati tra le dita dei suoi familiari, per ricomporre un puzzle senza incastri che ha coinvolto a vario titolo Papa Wojtyla, Sandro Pertini, Alì Agca e i servizi segreti. Un libro che è la cronaca di una scomparsa. La scomparsa di Mirella.
LA PREFAZIONE è scritta da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela.
LA POSTFAZIONE è curata dall’Avvocato Antonio La Scala, presidente di PENELOPE ITALIA