Del resto era prevedibile. Alla vigilia dell’udienza al Tar del prossimo 16 ottobre dove si discuteranno i primi tre ricorsi avverso il vincolo ministeriale denominato “Ambito delle tenute storiche di Torre Maggiore, Valle Caia ed altre della Campagna Romana nei Comuni di Pomezia ed Ardea” sono partiti gli attacchi volti a sminuire il provvedimento fortemente voluto dal Mibact.
Sviluppo, interessi economici e lavoro a rischio. Fin qui, come recita un vecchio adagio biblico, “niente di nuovo sotto il sole” da chi contesta il provvedimento, ma in un recente articolo apparso sulla stampa nazionale si è arrivati perfino a definire Tor Maggiore “un rudere”.
Il Corriere della Città, nel garantire la pluralità dell’informazione anche su questo delicato tema, che vede in ballo il prossimo futuro della città di Pomezia, ha sempre dato spazio ad entrambe le posizioni in campo sul vincolo, come dimostra il numero di ottobre cartaceo del nostro mensile. Ovviamente, considerando le due visioni diametralmente opposte, il dibattito è stato spesso accesso, eppure nessuno si era spinto tanto in là, se non in un recente articolo di un autorevole quotidiano romano.
L’articolo cita di come “per tutelare la vista del torrione cadente (Tor Maggiore per l’appunto, ndr) e di un altro casale dove è stato girato il film di Pasolini e Totò (bollati come “inquadrature di 12 secondi)” sia stata classificata come protetta un’area di 2.000 ettari “dove sorgono, già da decenni grandi serbatoi di petrolio, fabbricati e magazzini vari” e di come questo “abbia gettato su un binario morto il progetto dell’interporto pontino – per la cui salvaguardia si è costituito recentemente un comitato – approvato nel 2015”.
Nessuno accenno però, ci sentiamo di dire, al fatto che il vincolo stia impedendo la costruzione di tre fabbriche per il trattamento di rifiuti (tra cui Cogea) di potenziale o possibile trasformazione a ‘Bio’gas tra Pomezia e Ardea per migliaia di tonnellate di rifiuti; o che, per quanto riguarda il patrimonio tutelato, definito dal ministero come un “unicum paesaggistico di grandissimo valore storico”, ridurre il tutto a ‘Tor Maggiore e ad un altro casale’ ci sembra quantomeno riduttivo. Senza contare tutta la parte delle osservazioni che il Ministero, proprio per salvaguardare lo sviluppo (compreso l’ampliamento dell’interporto), ha accettato modificando il documento originario. Insomma, una visione un po’ troppo asettica dell’intera vicenda.
Considerando la natura dell’articolo erano dunque prevedibili le reazioni sponda Pomezia da parte delle associazioni impegnate, per contro, nella lotta per la difesa del vincolo.
Latium Vetus, che da sempre si batte per la tutela e la salvaguardia del territorio, ha diramato ad esempio quest’oggi una nota: “La duecentesca Torre Maggiore viene apostrofata come un “rudere”. “Uccellacci e uccellini” il film testamento di Pier Paolo Pasolini che cantava la bellezza della Campagna Romana, una delle 100 pellicole italiane più importanti da salvare viene banalizzato…una visione che ci chiediamo se sia il segnale di una arroganza smisurata?“, si legge nel testo.
“Noi tra i capannoni già realizzati dell’area industriale di Santa Palomba non vediamo ricchezza vediamo solo degrado, altro che investimenti, perfino le strade sono fatiscenti, vediamo consumo di suolo, inquinamento, prostituzione. Il 16 ottobre tutti davanti al Tar per difendere il nostro territorio e la nostra salute “, conclude il testo.