La schiena
La funzione della schiena è quella di sostenere come un vero e proprio pilastro l’organismo, responsabile del nostro “restare in piedi”.
Anatomicamente protegge il midollo spinale, i reni, i polmoni, tiene la nostra postura, sostiene i pesi fisici. La percezione che abbiamo è di forza, quasi una corazza che protegge le parti deboli e vulnerabili, come la pancia. Istintivamente durante un urto tendiamo ad esporla per pararci, ma anche il solo pensiero di un impegno faticoso ci fa stare dritti con la schiena.
Un bel compito per una parte del corpo che sembra “muta”!
Sostegno e supporto
La schiena è una zona del corpo con una lunga storia, e fin dalla gestazione assorbe tracce di esperienze: il contenimento, la protezione, il calore, il contatto con l’altro.
Appena venuto al mondo la mano della mamma tiene dalla schiena il piccolo quando mangia o durante il bagnetto, ricevendo per più lungo tempo sensazioni di sostegno e di supporto. Essere presi in braccio, per il neonato, rappresenta vero e proprio nutrimento.
Durante la crescita a seconda di come va la relazione con i genitori, alcune emozioni possono restare incapsulate nel corpo, con l’insorgere di alterazioni che inquinano le esperienze successive, ad esempio la mano tremolante, ansiosa o poco sicura nella presa, trasmette al bambino il pericolo della caduta, e l’allarme è ben visibile dallo spalancare delle braccia e degli occhi del bambino.
Viceversa, quando il bambino percepisce sicurezza nell’essere tenuto si abbandona completamente nelle mani del genitore.
Le sensazioni crescono insieme al bambino e si sviluppano nel corpo a partire dal piano emotivo, ed arrivano al posturale.
La fretta genera l’alterazione
Il bambino è affidato completamente ai genitori, i bisogni sono soddisfatti dagli adulti. Ma non sempre ciò accade, non sempre i genitori riescono a trasmettere in maniera funzionale l’essere tenuto, per tutta una serie di motivi legati alla loro storia personale.
Spesso sono presi dal lavoro, dai tanti impegni e dal tempo ristretto, per forza di cose ne dedicano poco al contatto con il bambino, la fretta non consente l’abbandonarsi e l’appoggiarsi all’altro.
L’esperienza dell’essere tenuti, non è gratificante.
Ci ritroviamo un adulto con la difficoltà ad appoggiarsi all’altro e nello stesso tempo, con un forte bisogno di poterlo fare. Prova a bastare a se stesso ma poi crolla e si appoggia al primo appiglio. Si finisce per affidarsi a persone sbagliate che approfittano, dando falso sostegno. Si scambia il bisogno antico di totale abbandono per amore.
La paura di cadere
La schiena è irrigidita, le fasce muscolari si sono indurite nel tempo per reggere tutto il peso. La postura resistente come uno stare sull’attenti, frequenti sono le infiammazioni, il contatto non è avvertito come tenerezza ma come invasione, spesso la zona è dolorante.
Le persone iper-controllate non tollerano la percezione di fragilità nella zona della schiena, poiché avvertono il pericolo della caduta, proprio come da piccoli in una presa poco salda.
La schiena è rabbia, controllo e paura.
Ma è anche sensualità, nel rapporto col partner si creano momenti di contatto arcaico di benessere totale.
Le gambe: il saper andare
Per le donne sono un’arma di seduzione e allo stesso tempo, il cruccio della cellulite. Per gli uomini strumento fondamentale per svolgere lo sport, come giocare a calcio.
Ma le gambe non sono solo questo.
Le gambe ci reggono, ci fanno andare, ci permettono di vivere gli spostamenti della quotidianità, e cosi come tutti gli altri distretti corporei hanno una loro storia evolutiva.
E’ dalle gambe che il bimbo viene tenuto appena arrivato al contatto con il mondo, con le gambe viene preso sul fasciatoio durante il cambio del pannolino.
Le gambe sono le prime a muoversi, spingono, si ribellano sfruttando la forza che poi darà inizio ai vari tentativi di tenersi in piedi, di camminare e andare per iniziare il percorso di movimento.
La paura di andare
Immaginiamo il piccolo che muove i primi passi … “ATTENTO!” la voce della mamma che poi, con gesti agitati corre ad afferrarlo.
L’ansia del genitore può alterare l’esperienza del tenersi nel bambino, attraverso la trasmissione di un forte senso d’allarme.
Immaginiamo ora una mamma assente, il bimbo muove i primi passi e cade, si rialza e cade nuovamente senza nessuno aiuto. L’esperienza in questo caso si altera per la mancanza d’appoggio.
Il doversi mantenere da soli in un percorso di indipendenza, che può essere contrassegnato dall’ansia o dal dover fare tutto da soli, e quindi dalla paura di sbagliare e ccadere” irrigidisce la muscolatura delle gambe.
Come sono le nostre gambe?
- Pesanti
Forse stiamo andando in una direzione faticosa, siamo arenati e non riusciamo a venirne fuori.
- Rigide
Rabbia e paura di cadere, di doversi portare senza aiuti.
- Tremolanti
Caratteristiche dell’allarme e degli stati d’ansia.
- Senza forze
Mancanza di volontà, umore basso.
- Continuamente stanche
Troppi pesi, mancanza di leggerezza e vitalità.
Le gambe sono le colonne che sorreggono il nostro corpo, impariamo a coccolarle.
Bagni caldi in inverno o lasciarle galleggiare in acqua in estate. Tutti gesti quotidiani che possono aiutare questa parte del nostro corpo poco conosciuta, tanto quanto importante per il benessere mente-corpo.
Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno