È uno degli attori più bravi e amati del panorama italiano, con quei suoi modi seri, a tratti pure burberi, che sono però riservati allo schermo. Perché nella realtà lui, Marco Giallini, mostra un carattere tutt’altro che duro. Sempre pronto allo scherzo e alla battuta, lascia intravedere un lato inaspettato ai più.
Sarà l’aria del Circeo, dove si rifugia ogni estate ormai da qualche anno. Cos’è S. Felice, per te?
“Il posto dove cerco di riposarmi, di rigenerami. Anche se”, e qui si guarda intorno, dove decine di volti noti ridono e scherzano, “non è proprio facile, visto il susseguirsi di eventi. Quindi in realtà mi riposo poco, ma va bene così, perché qui sono davvero in pace”. Lo dice con allegria, mentre Marco Conidi, cantante dell’Orchestraccia, fa il disturbatore.
Ma poi si torna seri. Quali sono i tuoi prossimi impegni, al termine di questa vacanza?
“Tornerò a casa per preparare la parte per il film ‘Domani è un altro giorno’, che girerò a breve con Valerio Mastrandrea, per la regia di Simone Spada. È il remake di un film argentino e parla della storia di due amici, io e Valerio, che vivono un momento molto doloroso. In questo film si ride, ma si vivono anche cose drammatiche”.
Nei film, anche nelle commedie, solitamente rappresenti sempre la persona seria. Ma quanto ti ci rispecchi?
“A volte di più, a volte di meno. Quando recito divento un’altra persona, ma in fondo sono sempre io. Sono io che dò me stesso ai personaggi”.
Loro ti lasciano qualcosa?
“No, niente. Una volta che ho finito le riprese, non li ricordo più: non posso rimanere ‘quel’ personaggio, devo andare avanti. Vivo il momento, cerco di tenere una linearità e di immedesimarmi totalmente nella parte, ovviamente cedendo parte delle mie caratteristiche, ma non mi porto mai i personaggi a casa”.
Ma c’è qualcosa che ricordi con particolare emozione, nella tua lunga carriera che ti ha visto partecipe di circa cinquanta film e che ti ha portato a vincere tre Nastri d’Oro?
“Mi ricordo quasi tutto, ma se mi riguardo da fuori a volte non mi riconosco, mi sembra quasi di non essere io, lì sullo schermo”.
E invece il pubblico lo sa bene, che sei tu, e ti adora: hai un seguito eccezionale.
“Per non aver fatto molta televisione è anche strano, avere tutti questi fan, se si calcola anche che ho girato parecchi film ‘pesanti’. Ma io ho cercato di fare sempre quello che mi piace, non quello che mi avrebbe portato più popolarità, anche se questa è arrivata lo stesso. Ritornando all’episodio, non ce n’è uno soltanto, ma tantissimi. Quello che mi porto nel cuore è sicuramente il mio primo film importante, ‘L’anno prossimo vado a letto alle dieci’ di Angelo Orlando, ma una grandissima emozione è stata anche quando Marco Risi mi propose di fare la parte del fidanzato di Monica Bellucci in ‘L’ultimo capodanno’. Dopo questi film, dalle piccole parti ho iniziato a ricoprire i ruoli da protagonista: è una felicità che non ti immagini, soprattutto il primo film con un cast importante e un sacco di soldi, girato a Cinecittà. E poi ricordo chi mi ha voluto a tutti i costi quando ancora giravo film di serie B, come Nicola Rondolino, che mi ha chiamato per ‘Tre punto sei’, uno dei più bei film che io abbia mai girato. Già il titolo rendeva l’idea, visto che si tratta della concentrazione di morfina nell’eroina”.
Giallini non si ferma qui.
“Non posso non citare altri episodi, altri nomi, tra i quali spiccano Paolo Genovese, Carlo Verdone, Stefano Sollima, Maurizio Tedesco, Marco Luchetti. Gli episodi sono dovuti al fatto che loro mi hanno dato fiducia, mi hanno voluto a tutti i costi. E poi con alcuni c’è una vera amicizia, come con Paolo Genovese, che per me è davvero un grande amico, così come sono molto amico di Carlo Verdone e Stefano Sollima: per girare ‘Romanzo criminale’, Sollima mi ha aspettato per tre mesi. Ha fatto spostare le mie riprese di ben 90 giorni, per darmi il tempo di riprendermi dai postumi di un terribile incidente che avevo avuto in moto. Ero quasi morto”.
Come ti vedi da qui a un anno?
“Quasi uguale ad adesso: non ho in mente stravolgimenti. Adesso uscirà la seconda serie di ‘Rocco Schiavone’, per la quale ringrazio Michele Soavi”.
Tu sei particolarmente legato a quel personaggio.
“In certi aspetti sono io: fuma marijuana (ma io solo sigarette) anche se è un vicequestore, risolve le cose con facilità e ha tante donne. Sua moglie è morta, come la mia: questo è il punto più doloroso, perché la morte di Loredana è qualcosa che né io né i miei figli abbiamo mai metabolizzato”.
Uno sguardo al futuro spezza l’attimo di commozione.
“A inizio gennaio uscirà ‘Non ci resta che il Crimine’, una commedia di Massimiliano Bruno, con Alessandro Gassman, Gianmarco Tognazzi, Edoardo Leo e Ilenia Pastorelli: ci sarà da divertirsi”.
Chiudiamo scherzando un po’: qual è il tuo rapporto con le fan?
“Ottimo, solo che quando sono tante, tutte insieme, che faccio? Le fan mi vengono dietro urlando ‘Non mi pare vero!’, e non pare vero neanche a me, visto che poi resto da solo. Oddio, proprio da solo no…”.
Una risata birichina accompagna lo scintillio degli occhi. Anche questo è Marco Giallini. Uomo e attore vero, mai personaggio.
Maria Corrao