Circeo ma non solo. Anzi, il destino di Paolo Genovese – regista e sceneggiatore tra i più bravi e apprezzati d’Italia – sembra avere confini sempre più ampi e lontani.
Prova ne è il successo del suo “Perfetti sconosciuti”, campione d’incassi nella penisola italica e straordinario spaccato della società moderna, in bilico tra vita reale e virtuale, prigioniera dei cellulari e dei segreti nascosti dietro un pin che blocca lo schermo ai curiosi, venduto in ben 80 paesi stranieri.
Ma Genovese va per step: tra pochi giorni sarà a Venezia, come giurato al 75° Festival del Cinema, rappresentante italiano in mezzo a Guillermo Del Toro (presidente di giuria) Sylvia Chang, Trine Dyrholm, Nicole Garcia, Malgorzata Szumowska, Taika Waititi, Christoph Waltz, Naomi Watts.
Terminato il suo compito di rappresentante nazionale alla Mostra di Venezia, l’acclamato regista si dedicherà alla sceneggiatura del suo nuovo film, tratto dal suo libro “L’ultimo giorno della mia vita”, diventato rapidamente un successo da due riedizioni in pochi giorni. Un libro che intreccia quattro storie drammatiche, quattro vite giunte a un punto di non ritorno, quello del suicidio. I quattro personaggi – una ginnasta finita sulla sedia a rotelle, una poliziotta che ha perso la figlia., un piccolo divo della pubblicità obeso e distrutto psicologicamente, e personal trainer dell’anima, un motivatore ormai demotivato a causa di una depressione che lo porta sul ponte di Manhattan, pronto a gettarsi di sotto per farla finita. Ma quello che per queste quattro persone sembra essere l’ultimo giorno della loro esistenza può trasformarsi nel primo di una vita nuova.
Una trama avvincente che sembra destinata a replicare il successo di “Perfetti Sconosciuti” e di “The Place”, altra pietra miliare di Genovese, venduto in 70 Paesi nel mondo.
Ma non solo diritti venduti all’estero, che hanno fatto di Paolo Genovese un regista ormai molto conosciuto ovunque: “Perfetti Sconosciuti” ha avuto remake in tanti paesi stranieri. Quale è stata l’impressione di vedere il tuo film recitato in altre lingue, con attori che non erano quelli che tu hai pensato e scelto all’origine?
“Brutta, devo essere sincero. Tanto bello è stato vendere il film originale, con i nostri attori e i nostri sceneggiatori, negli 80 Paesi che hanno acquistato i diritti, tanto brutto è stato vedere i vari remake. Nel primo caso c’è stata l’internazionalizzazione del prodotto italiano, nel secondo invece è stato stravolto tutto. Il remake è sempre qualcosa di diverso dall’originale, che al “padre” non può piacere perché vengono cambiate cose fondamentali, dal tono di voce all’inquadratura. Non è mai una bella sensazione: anche se sono orgoglioso che altri vogliano rifare il mio film, preferisco che il pubblico veda quello originale”.
Quando inizieranno le riprese de “Il primo giorno della mia vita”?
“In primavera, verso aprile. Gireremo in America, a New York”.
Ma questo di certo non per snobbare l’Italia, visto l’ottimo riscontro all’estero.
“Ovviamente no, semplicemente perché è l’ambiente giusto per incontrare i protagonisti del libro, li rende molto credibili. Sono quattro persone che, proprio quando stanno per compiere un gesto estremo, incontrano un angelo senza ali che propone loro un patto: vivere ancora per sette giorni. Giorni in cui potrebbero innamorarsi nuovamente della loro vita, in cui vedere cosa e chi lasciano se, al temine della settimana, decidono comunque di farla finita”.
E poi, dopo le riprese, sarà di nuovo estate. Quindi S. Felice Circeo, luogo a cui da 5 anni Paolo è legato da un filo rosso ormai indistruttibile. Un posto speciale nel suo cuore, dove il prossimo anno, siamo sicuri, si festeggeranno – nella perfetta combinazione di artisti e pubblico già consolidata negli ultimi 5 anni – i nuovi successi di questo grande regista italiano.
Maria Corrao