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Pomezia tradita dal governo ‘amico’: a rischio la riqualificazione di Santa Palomba?

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Sindaci in rivolta dopo la decisione del governo di congelare i fondi destinati ai Comuni in difficoltà relativi ai cosiddetti “bandi periferia”. Soldi, per la maggior parte, che sarebbero stati utilizzati dagli enti locali per mettere mano a quelle zone cittadine più svantaggiate al fine di riqualificarle. 

La sospensione dei fondi, qualora andasse a dama il provvedimento, sarebbe di due anni e riguarderebbe l’erogazione dei finanziamenti del Bando periferie per 96 tra città e aree metropolitane, di fatto bloccando stanziamenti per circa 2 miliardi fino al 2020 che verrebbero destinati ad un’altra cassa avente lo scopo “di favorire gli investimenti delle città metropolitane, delle Province e dei Comuni, da realizzare attraverso l’utilizzo dei risultati di amministrazione degli esercizi precedenti”, si legge su Il Sole 24 Ore.

Gli investimenti erano stati voluti dai governi Renzi e Gentiloni e il loro congelamento ha fatto insorgere il Presidente dell’ANCI Antonio Decaro: “Stiamo assistendo a un furto con destrezza“, ha dichiarato il Presidente dell’associazione che riunisce i comuni”. “Siamo in presenza di un governo che straccia un contratto scritto, viene meno alla parola data. E tanti saluti alla leale collaborazione tra istituzioni. Sul bando periferie si fa confusione, mischiando sentenze, interessi politici e risorse economiche che nulla c’entrano tra loro, solo per non dire la verità: si stanno privando i Comuni di fondi necessari per rendere più sicure e vivibili quelle delle nostre città che soffrono situazioni di degrado economico e sociale”. 

“Ristabiliamo la verità” – sostiene Decaro – “è falso che non ci sia copertura per il miliardo e 600 milioni destinati ai 96 progetti del bando periferie. Ottocento milioni sono stati stanziati con delibere Cipe. Altri ottocento milioni attraverso il comma 140 di una legge di bilancio di due anni fa. Del resto tutte quelle convenzioni, che ora il governo vuole considerare carta straccia, avevano avuto la verifica e la registrazione della Corte dei Conti. Non un organismo politico quindi, ma il massimo organismo di validazione contabile”.

Decaro conclude invitando il governo a un ripensamento. “Non abbiamo cercato lo scontro. Non abbiamo voluto fare muro contro muro. Anzi, in queste ore tutti i sindaci hanno cercato un’interlocuzione con il governo che richiamiamo  a quel patto di reciproca collaborazione che dovrebbe sempre guidare le istituzioni, con l’obiettivo di tutelare gli interessi dei cittadini. Anche per questa vicenda del bando periferie, sarebbe bastato vedersi, parlarsi. Ora una cosa deve essere chiara ai nostri interlocutori istituzionali: i sindaci non si fanno prendere in giro”.

Milleproroghe, congelati i fondi del bando periferie: cosa c’è in ballo a Pomezia?

Anche Pomezia potrebbe finire sotto il fuoco incrociato del provvedimento – l’emendamento al decreto Milleproroghe per ora è stato approvato solo dal Senato – malgrado, scherzo del destino?, al governo ci sia uno schieramento “amico”, ovvero il Movimento 5 Stelle. 

Nei giorni scorsi, a tal proposito, il consigliere comunale Stefano Mengozzi (PD) aveva lanciato l’allarme parlando senza mezzi termini di decisione folle: “Con i tagli voluti dai Ministri Salvini e Di Maio al decreto per la riqualificazione delle periferie, la città di Pomezia rimane fortemente penalizzataSi tratta di tagli lineari che penalizzano molti comuni della provincia di Roma ed in particolar modo la nostra città. Una decisione folle, distratti dai vaccini si sono dimenticati dei territori”.

Sulla stessa lunghezza d’onda la consigliera regionale Michela Califano (PD): “Ormai è assodato, questo finto Governo del cambiamento fa più danni della grandine. Stavolta il colpo di spugna è in un emendamento del decreto Milleproroghe con cui si tagliano 40 milioni di coperture destinati al finanziamento dei ‘Bandi per la riqualificazione delle Periferie’, già assegnati dal Governo Renzi/Gentiloni”, aveva dichiarato appena due giorni fa l’esponente dem. 

“Colpiti da questa mannaia i Comuni di Fiumicino, Monterotondo, Pomezia, Anguillara, Tivoli, Guidonia, Fonte Nuova e 5 municipi di Roma Capitale. Vanno così all’aria opere (con impegni già firmati) destinate a servizi e infrastrutture delle quali avrebbero beneficiato 2 milioni di cittadini della Provincia di Roma. Uno schiaffo bello e buono. Siamo già all’opera per convincere questo Governo folle e inadeguato a fare un passo indietro”.

Conti alla mano dunque, sono molti i Comuni che sono pronti a dar battaglia in attesa di Settembre, quando il provvedimento deciso dal governo (ma passato all’unanimità con i voti, paradossalmente, anche del PD) approderà alla Camera. Così, se ad esempio a Fiumicino si rischia di non veder riqualificata la centrale Enel, a Pomezia la posta in gioco è altrettanto alta. 

Parliamo ad esempio del caso di Santa Palomba, l’eterna Cenerentola (abbandonata) del territorio (dove tra l’altro i cittadini nemmeno votano più), area oggetto di un poderoso investimento da circa 8 milioni di euro (dettagli nella delibera n.67 del 09/03/2018). Soldi che per l’appunto sarebbero arrivati dal “bando periferie”. 

“Il progetto vedrà interventi importanti per le infrastrutture: strade, parcheggi, interventi di messa in sicurezza e riqualificazione della stazione ferroviaria, percorsi ciclopedonali, videosorveglianza e progetti di contrasto al fenomeno della prostituzione”, dichiarava soltanto pochi mesi fa l’allora Sindaco Fabio Fucci che fissava anche un’ipotetica data di inizio lavori per la fine dell’anno in corso che ora potrebbe slittareParole queste ribadite poi anche dall’attuale Primo Cittadino Adriano Zuccalà ai nostri microfoni poco prima della vittoria elettorale alle ultime amministrative.

Già ma ora che succede? I fondi destinati a Pomezia, il cui progetto è rientrato nel calderone delle proposte riunite ed avanzate dalla Città Metropolitana di Roma (classificatasi al posto n.104 della graduatoria: quaranta milioni di euro per 16 interventi su due quadranti del territorio metropolitano, ndr), e rientrando proprio in quelle 96 tra città e aree metropolitane presenti in graduatoria ammessi al finanziamento pubblico ma solo attraverso ulteriori risorse al contrario dei primi 24 progetti già finanziati (tra cui rientrano 18 milioni per Roma Capitale), corrono il serio rischio di finire in stand by (o di svanire del tutto). Almeno fino a settembre quando il testo approderà alla Camera. 

Ad ogni modo, sulla questione, abbiamo interpellato il Comune di Pomezia: in tal modo potremmo saperne senz’altro di più sul destino di un così cruciale progetto per la città.

Movimento 5 Stelle: 1 miliardo per 8000 Comuni, su bandi periferia per rispettare sentenza Corte chi ha piani esecutivi è garantito, su altri avviata verifica

Intanto il movimento 5 stelle fa quadrato sul caso del bando periferie. “Rivendichiamo con orgoglio l’emendamento del decreto proroga termini da noi promosso grazie al quale si sblocca finalmente 1 miliardo di euro per investimenti degli 8000 Enti locali. È il colmo che oggi il Pd ci attacchi visto che ha votato a favore dell’emendamento ma, soprattutto, dopo che ha promesso dei fondi con una norma sulla quale è intervenuta una pronuncia di illegittimità costituzionale: le sentenze della Consulta non valgono più per il Partito democratico?”, dichiara Laura Castelli, Sottosegretario M5S all’Economia.

“In merito alla questione dei fondi per le periferie relativi ai progetti locali bisogna fare chiarezza. Il Governo – aggiunge – è intervenuto per dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale n. 74 del 2018. Abbiamo pertanto garantito immediata finanziabilità per i primi 24 progetti che hanno ricevuto un punteggio superiore a 70/100. Ma, vista la necessità di rispettare la sentenza della Consulta, è stato necessario intervenire per analizzare i restanti progetti e valutare quali abbiano davvero una funzione di rilancio per le periferie. In ogni caso le spese progettuali già sostenute verranno rimborsate. Va comunque sottolineato che il bando per le periferie era stato finanziato dal precedente Governo per metà dell’importo complessivo. Si trattava quindi di mere promesse più che di risorse messe realmente a disposizione. Con tale strumento, inoltre, si è tolto ai sindaci il diritto di scegliere come usare le risorse come affermato dalla Corte Costituzionale. Abbiamo perciò deciso di utilizzare le risorse stanziate per le convenzioni negli anni 2018 e 2019 non solo per alcuni dei progetti dei Comuni capoluogo che hanno partecipato al Bando, ma per tutti gli 8.000 Comuni d’Italia, al fine di consentire alle tante amministrazioni comunali con avanzi di amministrazione di poterli utilizzare immediatamente per investimenti in opere pubbliche, secondo un criterio di premialità e di equità e rispetto di principi costituzionali”.

 

 

 

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