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ARDEA: LEGALITA’ COME OPTIONAL?

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Nell’ultimo consiglio comunale, grazie al mantenimento del numero legale da parte dell’opposizione, ritenuta per questo già asservita alla maggioranza, è stata votata una delibera di intenti per “salvare” le attività artigianali e commerciali che insistono sui terreni dei settecento ettari dell’uso civico demaniale, svolte in manufatti abusivi non sanabili. Si tratta si esercizi commerciali ai quali, in barba a leggi e decreti, si chiede di fornire servizi pubblici anziché agire contro tutti gli illeciti come prevede la legge e come già effettuato in altre zone, soprattutto sul litorale. Viene il sospetto che alcuni ad Ardea vogliano continuare a nascondere l’abusivismo edilizio e commerciale al limite del favoreggiamento, nonostante il nostro territorio sia ai primi posti in Italia per numero di illeciti ed irregolarità urbanistiche. Viene anche spontaneo chiedersi come mai, con quali motivazioni e con quali autorizzazioni la gran parte di tali attività commerciali abusive di quel territorio sia riuscita ad ottenere l’allaccio alla pubblica fornitura di energia elettrica. Intanto i “proprietari” degli stabilimenti che non potranno, malgrado la delibera di intenti, mai riaprire, chiedono un maggior controllo da parte delle autorità di ordine pubblico, che ad Ardea sono Polizia municipale, Carabinieri, ed Ufficio Commercio, così come accaduto circa un anno fa nei confronti di varie attività commerciali sul lungomare. Alcune di queste attività a mare come nei settecento ettari demaniali appartengono o sono gestite da politici in carica in consiglio comunale o in Giunta, ma a tutt’oggi non è possibile conoscere l’esito degli esposti presentati. Chi se ne è occupato? Perché ancora non se ne sa nulla? Perché non è stato ancora preso alcun provvedimento? Come viene giustificato questo ritardo? Ogni pubblico ufficiale, come i consiglieri nello svolgimento delle loro mansioni, e senza esclusione alcuna, venuto a conoscenza di qualunque forma di irregolarità, avrebbe dovuto onestamente ed immediatamente prendere le distanze ed anzi denunciare chiunque avesse violato le disposizioni di legge e qualunque altra persona potesse averlo favorito, assistito od aiutato in ogni modo, in una catena di complicità. Invece qualcuno ha preferito votare, nonostante l’uscita dall’aula del sindaco Di Fiori e dei consiglieri di maggioranza Montesi, Fanco, Abate ed Acquarelli, quest’ultimo ex presidente della commissione commercio, che in passato si è rifiutato di indire una commissione proprio su questo problema, consapevole che avrebbe avallato delle illegalità, pur riconoscendo che il problema va si risolto, ma secondo quanto dispone la legge. In consiglio non è stato neanche letto dai relatori il dettagliato e scrupoloso resoconto a firma del geometra Mauro Rossi, responsabile dell’uso civico, nel quale viene riportato che nessuna attività può essere espletata in quella zona. La relazione pro veritate fu inviata al richiedente comandante della municipale Col. Avv. Francesco Passaretti, peraltro anche dirigente del settore commercio, incarichi che lo portano a ricoprire contemporaneamente le figure di controllore e controllato. Nessuno dei votanti potrà mai dire: ”Io non conoscevo i risvolti”. Non c’è proprio da stupirsi se uno dei consiglieri “incompatibili”  con la votazione abbia detto, rivolto ad un giornalista: “Se non si risolve il problema la colpa è di voi giornalisti”. La risposta da parte del giornalista in questione è stata: “Fate allora aprire una approfondita, completa ed esaustiva inchiesta sulle illegalità e sui giornalisti che le segnalano, così si potrà affermare che anche ad Ardea la legalità non è più un optional”.

Luigi Centore

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