Mancato accesso all’antico borgo di Pratica di Mare, l’associazione Latium Vetus torna all’attacco, chiedendo la “liberazione” del passaggio, chiuso da più di un anno con un cancello di ferro che impedisce ai cittadini di entrare.
Con un lungo post pubblicato su Facebook, l’associazione ribadisce che si tratta di un “sopruso” a danni dei cittadini in favore del privato.
Ma ecco l’intero post.
Il Borgo medievale di Pratica di Mare, risulta essere il vero centro storico del Comune di Pomezia, il cuore del territorio pometino. Il piccolo nucleo fortificato ha superato il Medioevo e l’età moderna, giungendo fino a noi. Durante l’età romana, sul sito del borgo sorgeva l’acropoli di “Lavinium”, l’antica “civitas religiosa” fondata secondo la leggenda da Enea, che sbarcato sulle coste laziali dopo il suo peregrinare a seguito della fine della guerra di Troia, sposò la figlia di Re Latino,
Lavinia, a cui la nuova città sarebbe stata dedicata. Si tratta di una leggenda. Ma come tutte le leggende ha un qualcosa di vero, in quanto rispecchia gli antichi contatti fra il mondo greco e la civiltà laziale.
Nella parte centrale dell’acropoli sorgeva il tempio dei Penati, le sacre reliquie di Troia che la leggenda voleva portate da Enea, insieme al Palladion, una antichissima rappresentazione in legno della Dea Minerva. Tutto questo oggi non esiste più, ma il suo eco è incarnato proprio dal borgo medievale, che nel tempo si sostituì all’acropoli. Alle invocazioni dei sacerdoti romani e degli aruspici etruschi, si sostituirono nel medioevo le preghiere dei monaci benedettini, ed ancora il suono delle campane per l’arrivo di Papa Paolo V agli inizi del Seicento, ed ancora oltre il vociare dei bambini che vivevano nel borgo insieme alle loro famiglie all’inizio del Novecento, quando con il loro potente frastuono le macchine motrici portavano avanti i lavori della bonifica e la costruzione degli edifici della moderna Pomezia.
Pratica di Mare è sempre esistita sul territorio oggi di Pomezia. Ha sempre fatto sentire il proprio influsso. E’ sempre stata accessibile alla cittadinanza che la viveva proprio come il nucleo del proprio territorio: sia nell’ultimo secolo quando al proprio interno sorgevano botteghe, alimentari, asili, scuole, il seggio elettorale e l’ufficio postale che ha espletato servizio ininterrottamente per circa ottant’anni, cosi come cento anni fa, alla fine dell’Ottocento, quando un grande appassionato di topografia antica, l’inglese Thomas Ashby, uno dei padri della scuola romana di archeologia, girando in bicicletta per la Campagna Romana scattando fotografie ai principali monumenti (con macchine fotografiche che all’epoca non avevano le dimensioni dei nostri odierni smartphone!) si trovò a passare anche per Pratica di Mare, di cui scattò numerose fotografie sia all’interno sia all’esterno.
Anche all’epoca il borgo risultava assolutamente accessibile, cosi come accessibile era stato all’inizio dell’Ottocento quando era stato ritratto da Karl Frommel, e ancora prima sia nel Seicento ai tempi del Catasto Alessandrino sia nel Cinquecento quando Eufrosino della Volpaia pubblicò la prima carta moderna della Campagna Romana.
DA CIRCA UN ANNO, INVECE IL BORGO DI PRATICA DI MARE RISULTA NON PIU’ ACCESSIBILE.
Un CANCELLO posto dalla famiglia Borghese ne limita l’accesso alla cittadinanza, IN BARBA ALLA NORMATIVA DI USO PUBBLICO sotto la quale risultano soggiacere LE STRADE DEL BORGO, APERTE DA TEMPO IMMEMORE ALLA CITTADINANZA.
E’ UN’EMERGENZA CULTURALE ALLA QUALE FIN’ORA IL COMUNE DI POMEZIA NON SOLO NON HA SAPUTO TROVARE SOLUZIONI MA HA IN PRATICA SPOSATO LA LINEA DEL PRIVATO, DI FATTO NON TUTELANDO GLI INTERESSI PUBBLICI.
#EquestaLaPOMEZIAcheNONvogliamo #PraticaDiMareAPERTA#PoliticAlServizioDeiCITTADINI
Associazione Latium Vetus