Ci sono troppe buche in centro a Roma, così il giro d’Italia viene sospeso. La figuraccia fatta dalla Capitale ieri sta facendo il giro del mondo, accendendo i riflettori sulla condizione delle strade.
Buche e sampietrini
Non parliamo delle periferie, perché forse in ogni città ci sono quartieri con strade messe peggio – anche se la quantità di voragini che si incontrano in alcuni punti di Roma fa pensare a zone di guerra. Stavolta parliamo del centro storico, il I Municipio, quello che dovrebbe essere il fiore all’occhiello della Capitale. Proprio qui, tra il Colosseo e Piazza del Popolo, il Giro d’Italia aveva deciso di far correre ai ciclisti la sua ultima tappa, per chiudere in bellezza tra le strade più suggestive del mondo. Peccato che buche e sampietrini poco curati non vadano d’accordo con le biciclette impegnate in una corsa. Già dal primo giro i ciclisti si sono accorti che qualcosa non andava: troppi sampietrini sconnessi, troppe buche rattoppate male, troppe vibrazioni su sedile e manubrio. Il centro di Roma può andare anche bene per una passeggiata in bicicletta, ma non è adatto a una delle più importanti corse professionistiche. Forse l’organizzazione sperava in un circuito più curato, con il tempo concesso all’amministrazione per gestire il Giro, ma tant’è.
Gara neutralizzata al terzo giro
Il sindacalista dei ciclisti, Elia Viviani, si è consultato con la maglia rosa Chris Froome e con gli altri compagni, decidendo di prendere posizione di fronte alla giuria di gara. L’alternativa era chiara: o si neutralizza la tappa, o noi ci fermiamo un momento prima del traguardo, facendo fare una figuraccia colossale a Roma e al Giro. La neutralizzazione della tappa viene usata per non far influire in classifica l’ultimo o gli ultimi due giri delle tappe più difficili – per fare un esempio, quelle di montagna quando c’è una bufera. Che in questa tappa la cosa sia stata proposta già nei primi giri, la dice lunga sulla paura dei ciclisti di farsi male. I giudici non hanno quindi avuto scelta: già al terzo giro è stata disposta la neutralizzazione della tappa per i restanti sette. Così, di una tappa finale che doveva essere la ciliegina sulla torta di un Giro bellissimo, si è corso solo il 30%. Il restante percorso è stato fatto a velocità “turistiche”, per far ammirare agli spettatori le bellezze di Roma senza far rischiare incidenti ai ciclisti. Quello che è successo assume contorni ancora più gravi se si pensa che due giorni prima i ciclisti avevano pedalato sullo sterrato del ripidissimo Colle delle Finestre senza fare un fiato. Proprio in quella tappa Froome aveva ribaltato il Giro con una pedalata pazzesca, attaccando su una stretta e scoscesa strada di montagna. Eppure, neanche lui, che per quella rimonta era stato definito un pazzo e si è preso la vittoria del Giro, se l’è sentita di correre per le strade di Roma. Una figuraccia senza precedenti.