A Roma sono comparsi questa mattina dei manifesti shock contro l’aborto. Sotto la foto di una donna incinta si legge: “L’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo”. L’azione è stata promossa dall’associazione CitizenGO Italia, ma è subito scattata la polemica.
L’associazione invoca la libertà di espressione
Il manifesto sfrutta infatti la campagna contro gli omicidi delle donne, largamente condivisa dall’opinione pubblica, piegandola alla causa anti abortista. Nel manifesto viene lanciato l’hashtag #stopaborto, che identifica ancora di più lo scopo della campagna – se ce ne fosse bisogno dopo la frase shock. I manifesti hanno causato subito una polemica da parte di cittadini e politici, che ne hanno chiesto l’immediata rimozione. Proprio in questi giorni ricorre il quarantennale dell’approvazione della legge 194, che ha disciplinato l’interruzione volontaria di gravidanza, dopo decenni in cui l’aborto era praticato clandestinamente. L’associazione si è difesa invocando la libertà di espressione e di opinione, mentre da più parti viene criticata la strumentalizzazione del femminicidio. Secondo gli autori, la frase è giustificata dal fatto che “in gran parte del mondo l’aborto è utilizzato come metodo di soppressione mirata delle donne, nel silenzio del femminismo radical-chic. In secondo luogo perché le stesse donne che lo praticano, o meglio che lo subiscono, sono anch’esse uccise nella loro intimità psichica e fisica”. Rimane certo il dubbio che la frase shock sia solo un espediente per attirare l’attenzione sull’attività del gruppo. Solo poche settimane fa un altro manifesto dell’associazione ProVita aveva fatto discutere ed era stato infine rimosso. Vedremo se il Campidoglio provvederà alla rimozione dei manifesti o darà ragione ai pro-life, che sabato 19 maggio si riuniranno a Piazza della Repubblica nella Marcia per la Vita.