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Esami di Stato, la terza prova ‘va in pensione’: approvato decreto legge per la sua soppressione

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Esami maturità 2023: prima prova

Approvato il decreto legge che stabilisce la soppressione della terza prova agli esami di Stato: il 2018 sarà l’ultimo anno in cui i maturandi saranno chiamati a svolgere questo tipo di esame. Oltre la prova scritta di italiano e quella inerente alle materie di indirizzo, il test che raccoglie tutte le altre materie svolte durante il percorso di studi sarà a breve abolito. È stata aggiunta, invece, una prova invalse di inglese (necessaria per l’ammissione agli esami stessi). Altra novità riguarda lo svolgimento del colloquio di esame: ogni studente dovrà analizzare la sua esperienza riguardo l’alternanza scuola-lavoro, che assume quindi un’importanza maggiore rispetto agli anni precedenti. Anche i crediti formativi svolgono un ruolo decisivo sul voto finale. E sebbene questo slancio verso un’esperienza di studi, svolta in maniera più concreta e pratica, sia fondamentale per un reale inserimento nel mondo lavorativo, c’è chi pensa che questa novità sia solo uno specchietto per le allodole.

Un professore di francese di un importante Istituto Paritario di Roma spiega la sua posizione, condivisa dalla maggior parte dei suoi colleghi: «Questo decreto è l’ennesimo “attentato” alla cultura. Il problema sta nel fatto che, se uno studente al quinto anno è certo di non dover affrontare una certa materia in sede d’esame, smette di studiarla quotidianamente. A gennaio le materie per la seconda prova vengono rese pubbliche, quindi i ragazzi si concentrano sulle nozioni che costituiscono quel percorso di studi. Abolendo la terza prova, viene data agli alunni la possibilità di accantonare materie importanti, perché non necessarie alla promozione. E questo non può che portare allo stato generale di ignoranza e superficialità che tutti noi temiamo».

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