“Sono troppi i lati oscuri di questo contenzioso – ha spiegato Fanco – iniziato con fatture extra-contratto non contestate in tempo utile, come attualmente si sta verificando con la nuova Ditta l’Igene Urbana, una mancata difesa repentina a seguito di una notifica fatta il 15 Agosto quando tutti erano in ferie, l’assenza ingiustificata di atti relativi alla non pignorabilità dei soldi, la teatrale protesta di incatenamento, il pignoramento della somma di € 8.614.984,64 dovuto ad una sentenza emessa da un Giudice che per legge non era competente, una fantomatica sentenza definitiva del Tribunale di Roma (la 12887-2010) dove dichiara la nullità del pignoramento e la contestuale caducazione del pignoramento con la condanna la S.P.E. S.r.l. alla restituzione della somma e per finire i 2 lunghi anni, sino ad oggi, di atti dubbi per efficacia, determinazione e tempistica nel recupero della somma ammontata a circa € 2.400.000,00 da parte del Comune di Ardea!”. Fanco, poco diplomaticamente, spiega che “le ragioni sono dei “fessi”: quanto ottenuto dalla Cassazione, dal Collegio Arbitrale, dallo stesso Tribunale di Velletri che aveva emesso il provvedimento originario senza la necessaria giurisdizione e dal Tribunale di Roma ad oggi non valgono nulla, se non si è in grado di recuperare tale somma per restituirla nelle casse comunali”. E per capire dove si sia inceppato l’ingranaggio la Commissione Ambiente all’unanimità ha stabilito di convocare una Commissione congiunta con quella Controllo e Garanzia per verificare che tutti gli atti effettuati ad oggi siano mirati al reale recupero del denaro. “Ricordo – conclude Fanco – che il 20 giugno 2007 la ditta SPE, che ha saputo muoversi molto bene, ha ottenuto il pignoramento presso la tesoreria comunale per una somma di circa euro 10 milioni, più le spese. Il Comune di Ardea invece, nonostante gli sia stata riconosciuta la ragione, non è ancora riuscito a riavere questi soldi: al pignoramento, infatti, era seguito solamente il gesto teatrale del sindaco Eufemi, che si era incatenato nella sede centrale della banca per cercare di evitare l’inevitabile. Adesso è giunto il momento di fare qualcosa di concreto per far sì che i soldi pubblici rientrino nelle case comunali”.
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11 MILIONI DEL “CASO S.P.E.”: PERCHE’ NON SONO STATI ANCORA RECUPERATI?
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