Le Olimpiadi di Londra per Roberto sono, parole sue, l’ultima occasione per “il massimo riconoscimento per un atleta che, negli altri campionati, è riuscito a vincere in quasi tutte le categorie”. Ma di medaglia Meloni non vuole parlare. “Per scaramanzia – ha precisato – ma è ovvio che io parta con la speranza che tutto l’impegno profuso finora porti al risultato che inseguo da sempre”. Per Roberto Meloni, infatti, questa è la terza Olimpiade. “Prima c’è stata Atene, nel 2004. Ero giovanissimo, solo 21 anni. L’ho vissuta più come esperienza formativa, non inseguivo la vittoria a tutti i costi. La seconda volta è stata a Pechino nel 2008: provenivo dal bronzo ai Campionati del Mondo di Rio De Janeiro e speravo di poter arricchire il mio palmares proprio in quell’occasione. Ma un infortunio molto grave alla schiena ha rovinato tutto. Sono arrivato in Cina non in perfette condizioni fisiche e non sono riuscito ad ottenere un buon piazzamento. Questa è la mia terza ed ultima occasione, che non voglio sprecare. Sarebbe davvero un modo incredibilmente bello di chiudere la mia carriera”.
Cosa vuole fare, dopo?
“Io faccio parte del Centro Sportivo dei Carabinieri e mi reputo fortunato per questo. Per il futuro penso e spero di rimanere nell’ambito dello sport, diventando allenatore di judo”.
Ma come è iniziata la sua carriera?
“Ho cominciato nella palestra di mio padre a Torre Angela, a Roma. Poi per un periodo sono stato ad Aprilia, fino al mio trasferimento a Pomezia, anzi, per l’esattezza a Torvaianica. In tutto questo tempo mi sono sempre allenato e, facendo parte della squadra dei Carabinieri, ho potuto partecipare a numerose ed importanti competizioni”.
5 ori nei campionati nazionali assoluti, 4 nei tornei internazionali, uno nei Giochi del Mediterraneo, nei Campionati Europei a squadre e nei Campionati Mondiali Militari, solo per parlare dei massimi riconoscimenti, a cui vanno aggiunte tutte le medaglie d’argento e di bronzo conquistate nelle varie gare.
Cosa consiglia ad un ragazzino che volesse intraprendere la sua carriera, o quantomeno provare il judo?
“Il judo è uno sport sia di gruppo che individuale. Ci si allena insieme, si condividono molte cose con i compagni, ma poi, al momento dell’incontro, diventa uno sport individuale, dove si mettono alla prova le proprie capacità e potenzialità. Si tratta di un’ottima palestra per la vita, perché insegna sia a stare in gruppo che da soli, con sé stessi. Il tutto imparando il rispetto, che è nei confronti dei compagni ma soprattutto dell’avversario. Questo è molto importante, perché è un insegnamento che poi ci si porta dietro anche fuori dalla palestra”.