Nel Foro Romano, poco discosti dal lato destro della Curia (notevole il suo pavimento in “opus sectile”) prima di giungere alla Basilica Emilia, troviamo alcuni reperti apparentemente insignificanti, ma molto simbolici. Si tratta del bassorilievo riproducente i “suovetaurilia”, vale a dire il sacrificio agli Dei di un suino, di una pecora e di un toro, e tre piante: un olivo, una vite e un fico. L’olio serviva per alimentare le fiaccole per l’illuminazione, il vino della vite per i baccanali, mentre il fico ruminale (dal latino “ruma” = mammella) ricordava l’allattamento dei gemelli Romolo e Remo da parte della mitica lupa che la tradizione sosteneva fosse avvenuto sotto una pianta di fico che, al pari di una mammella materna, secerne un liquido bianco lattiginoso.
Sono noti ai più i legami storico-religiosi di Lavinium con l’antica Roma; orbene la nostra amministrazione ha trovato un modo di perpetuarli. Sulla parte posteriore dell’edificio che ospita il Comando della Polizia Locale (ex Casa del Littorio) troviamo, fra le maglie della struttura metallica che sostiene la via d’accesso riservata ai disabili, un piccolo fico. Riferimento storico? O solo incuria? La stessa incuria e mancanza di rispetto riservata ai diversamente abili: al termine della rampa a loro riservata, trovano un portone chiuso senza che ci sia lo straccio di un campanello al fine di ottenere l’apertura dello stesso. Alta prova di sensibilità.
Valentino Valentini