Il Partito Democratico è diviso tra Stefano Mengozzi e Antonio Aquino. Si può riassumere così la nota diffusa dal PD pometino dopo la direzione del 7 aprile. Parte così la volata finale per la scelta del candidato sindaco: difficile dire chi la spunterà.
Candidato nella società civile
Il PD e la coalizione di centrosinistra sono alle prese con una scelta fondamentale. Indicare la persona che correrà per la poltrona di Sindaco è un atto decisivo nell’avvicinamento alle elezioni del 10 giugno. Andrea Cisternino, segretario del PD locale, ha confermato la sua disponibilità a una candidatura. La corsa di Cisternino si ferma però in partenza, perché nella nota si rende noto che la coalizione ha scelto di ricercare il candidato sindaco “nel territorio e negli ambienti della società civile“. Nessun politico tradizionale, probabilmente anche visti i risultati clamorosi delle forze percepite come antisistema alle elezioni politiche. “Un candidato sindaco fuori dalla cerchia dei partiti, che possa aggregare pezzi di società civile”. L’identikit porta subito a un nome e cognome: l’avvocato Antonio Aquino, da tempo candidato con una lista civica e pronto a imbarcarsi nel centrosinistra. O forse no.
In campo anche Mengozzi
Davanti al nome di Aquino il partito si è subito diviso. Nonostante l’approvazione a maggioranza del documento che lo candidava, una parte della coalizione ha messo sul tavolo il nome di Stefano Mengozzi, che qualche settimana fa ha lanciato un progetto civico per Pomezia. Già allora la sua sembrò una candidatura, ma in questo giro di elezioni la cautela non è mai troppa. Il centrosinistra parte infatti svantaggiato, ma scegliere il nome giusto potrebbe scombinare le carte in tavola. Di fronte c’è il 48% raccolto dal MoVimento 5 Stelle, che però potrebbe dividersi tra Zuccalà e Fucci. Come spiegato in un nostro articolo, non è chiaro se e in quale misura ci sarà una spaccatura dei 5 Stelle: gli inseguitori hanno comunque tutto da guadagnare. La scelta tra Aquino e Mengozzi potrebbe spostare voti e rimettere in discussione un risultato che, guardando al 4 marzo, sembra già scritto. Per questo il PD si riserva di consultare gli iscritti e giungere a un nome condiviso attraverso la democrazia interna. In gioco, prima di Piazza Indipendenza, c’è la leadership del centrosinistra, che un Partito Democratico diviso rischia di perdere. Forse proprio in favore di quei candidati della società civile che ora si cerca di rincorrere.