I poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Roma e del Commissariato Vescovio hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di C. M., 55enne mettendo fine alla scia di rapine che dallo scorso febbraio sono risultate essere riferibili al medesimo.
A carico dell’uomo, diversi precedenti di polizia, anche per il reato di rapina aggravata a mano armata ed una custodia cautelare presso il carcere di Regina Coeli nel giugno del 2014, proprio per lo stesso reato commesso tra l’ottobre ed il novembre 2013 nei quartieri Salario-Parioli e Vescovio.
Il primo episodio risale alla mattina del 21 febbraio quando, presso una farmacia limitrofa a Villa Ada, si presentava un uomo travisato sulla 50ina, in parte travisato da un casco con una scritta rossa, con uno zaino blu a tracolla che, sotto la minaccia di un grosso coltello da cucina, tra urla e spintoni, si faceva consegnare l’incasso.
Stesso copione si ripeteva la mattina del 6 marzo, presso una farmacia di via Salaria dove il rapinatore si impossessava di 350 euro; nel pomeriggio dell’8 marzo presso una farmacia di piazza Conca d’Oro rapinava 950 euro e la mattina del 14 marzo presso una farmacia di via Flaminia si impossessava di 400 euro.
La serrata l’attività di indagine da parte della Squadra Mobile di Roma insieme al personale del commissariato Vescovio con l’esame delle immagini di sorveglianza delle farmacie rapinate, permetteva di accertare che l’autore dei diversi episodi era sempre lo stesso, sfacciatamente a bordo dello stesso mezzo e sempre con gli stessi indumenti.
Osservando i luoghi colpiti, gli investigatori intuivano che il soggetto fosse legato territorialmente all’area urbana indicata, compresa nell’ambito dei quartieri Vescovio e Salario: rimaneva da capire in che modo e come sfruttare l’intuizione per individuare il rapinatore seriale.
Si esaminava così la storia criminale di numerosi rapinatori di zona, accertando chi fosse libero e chi in regime carcerario, confrontando il loro modus operandi con quello dell’ignoto rapinatore delle farmacie. A questo si aggiungevano serrati pattugliamenti da parte del personale del commissariato e dei motociclisti in borghese dei Falchi della Squadra Mobile, concentrati nelle precise fasce orarie interessate dagli episodi delittuosi.
Le investigazioni subivano un’accelerazione a seguito del ritrovamento dello scooter SH 150 usato dal rapinatore, avvenuto presso una via del quartiere africano, nei pressi della stazione metropolitana, elemento che portava gli investigatori a formulare l’ipotesi vincente: il rapinatore non era di zona, ma aveva scelto quel quartiere perché raggiungibile attraverso mezzi pubblici da una area di partenza precisa.
I sospetti si concentravano su un pregiudicato che in passato aveva avuto legami con le zone delle rapine ma che da tempo risultava residente in un comune a nord-ovest della Capitale: l’ipotesi era che il soggetto, viaggiando in treno ed in metro, dal luogo di residenza arrivasse a Roma e con il motociclo occultato vicino alla stazione Nomentana, commettesse velocemente i propri colpi, facendo poi perdere le proprie tracce.
La tesi investigativa trovava conferma dall’esame del traffico telefonico del sospettato, in ragione del quale si poteva osservare che, nelle ore delle rapine, il dispositivo si trovava nei pressi delle farmacie per poi ricomparire nel comune di provenienza.
Individuato il presunto autore, raccolti ulteriori elementi a suo carico, veniva immediatamente inoltrata una informativa dettagliata alla Procura della Repubblica di Roma che – in tempi rapidi – richiedeva al G.I.P. del Tribunale di Roma un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, attesa la pericolosità del soggetto.
Nel frattempo, nel corso del serrato pattugliamento dell’area, giovedì 29, C.M. veniva intercettato dai poliziotti e sottoposto al fermo di polizia giudiziaria in ragione dei gravi indizi raccolti. Ai poliziotti che lo hanno arrestato, il romano rapinatore confessava i diversi episodi, indicando agli operatori il luogo dove aveva nascosto un nuovo scooter rubato.
Attraverso quel mezzo, se non fosse stato fermato, avrebbe presumibilmente continuato l’attività delittuosa: anche in questo caso, il motociclo era nascosto vicino alla stazione Nomentana, per tornare con calma ad Anguillara a “fine servizio”.