Non ci stanno, gli abitanti di via Vaccareccia e strade limitrofe, alla decisione di far partire un impianto per il soil washing di terreni di bonifica, sabbia dei depuratori, rifiuti di spazzatura e pulizia delle caditoie stradali nel loro quartiere.
Dopo l’approvazione della VIA da parte della Regione Lazio, i cittadini – che non sapevano nulla del fatto che da due anni era stata presentata la proposta da parte della società Trevi Ambiente la richiesta di apertura di un impianto di trattamento rifiuti – hanno deciso di partire al contrattacco, studiando la documentazione per capire come fare ricorso a una decisione che sembra condannarli a vivere “a rischio”.
Messa in sicurezza del quartiere e delle strade, estensione dei servizi primari, punti d’aggregazione: sono queste le richieste dei residenti. Nel quartiere complessivamente vivono circa 200 famiglie che si stanno attrezzando, anche attraverso il Comitato di Quartiere, per opporsi alla realizzazione dell’impianto di soil washing. “Questo ennesimo impianto andrebbe ad aggravare una situazione già di per sé molto complessa considerando le tante industrie e i capannoni presenti”, è l’amaro commento dei residenti, che nei prossimi giorni formalizzeranno la nascita del nuovo Comitato di Quartiere. “Non dimentichiamoci che la strada è a senso unico, stretta e notevolmente appesantita dai camion che già transitano oggi: cosa accadrà al traffico? E se succede un incidente?”, ha dichiarato Stefania Ferrara, presidente del nascente comitato. Ma non è tutto: “Noi non abbiamo marciapiedi e raggiungere le fermate del bus è altamente pericoloso già oggi: con l’aumento del passaggio dei mezzi pesanti sarà molto peggio”. Altre preoccupazioni riguardano l’acqua: “Da ciò che sappiamo un impianto del genere richiederà un enorme quantitativo d’acqua: essendo noto che l’intero territorio comunale di Pomezia soffre spesso di carenze d’acqua, soprattutto d’estate, che portano non solo all’abbassamento della pressione ma anche a una vera e propria razionalizzazione – in special modo per le aziende già esistenti – dove si prenderà l’enorme mole di acqua che questo impianto necessita? A chi verrà tolta, visto che non è di certo in programma un aumento della portata d’acqua da parte della società fornitrice? Questo è un argomento che riguarda tutti i pometini, non solo i residenti di Vaccareccia, così come di interesse generale è il tema riguardante l’inquinamento delle falde. Nonostante le mille rassicurazioni dell’azienda, c’è da mettere in conto sia le perdite di percolato che eventuali incidenti, più o meno gravi. L’asfalto su cui transiteranno i mezzi che trasporteranno questi rifiuti è drenante, non impermeabile, quindi tutto il contenuto delle perdite sarà assorbito dal terreno, che quindi andrà a contenere elementi potenzialmente nocivi. Per non parlare dei solventi chimici che andranno a trattare questi rifiuti: chi ci garantisce che non daranno – in tempi medio-lunghi – gravi ripercussioni sulla salute dei cittadini?”.
“Abbiamo visto che è stato presentato un progetto per un’area di edilizia residenziale per l’area confinante con questo impianto, un piano casa al posto di capannoni, nel quale sembrerebbe che ci siano ben 7 milioni di euro di oneri concessori da pagare, che si trasformerebbero, da quanto ci è stato detto, nell’ampliamento e messa in sicurezza di via di Vaccareccia, in una piazza, in uno spazio verde attrezzato e quindi di aree per l’aggregazione, oltre che in servizi – dichiarano alcuni residenti – Se quanto riportato dal progetto risponde al vero, perché non privilegiare questa ipotesi, che andrebbe a rivalutare questo spicchio di territorio, rendendolo finalmente fornito dei servizi essenziali per poter essere definito ‘quartiere’? Noi paghiamo le tasse come i cittadini del centro di Pomezia, ma non abbiamo praticamente nulla in cambio, alcuni di noi non hanno ancora nemmeno i servizi primari. Questa zona, nata come agricola, è frutto della bonifica e dell’assegnazione dei terreni ai coloni. Non doveva essere una zona industriale. Noi chiediamo solo che venga rispettata l’intenzione iniziale, ovvero di un nucleo abitato e non di un luogo dove le industrie sovrastino le abitazioni. Ben venga allora un progetto che porti i servizi che ci mancano da sempre, invece di una spada di Damocle come un impianto di trattamento rifiuti, che qui nessuno vuole per paura di serie ripercussioni sulla nostra salute. Già quest’area è seriamente compromessa, non mettiamo altri elementi che potrebbero peggiorare le cose”.
Insomma, le perplessità sono tante e sulla bilancia – per Pomezia e i suoi abitanti – pesano più i contro che i punti a favore di questo impianto.
Ma come si è arrivati a tutto questo? Ricordiamo che lo scorso giugno la maggioranza bocciò in consiglio comunale la proposta dell’opposizione di fissare una distanza minima di 2 chilometri dalle abitazioni per tutti gli impianti di trattamento rifiuti. Questo ha praticamente spianato la strada a questo nuovo stabilimento. Una decisione, quella presa in sede di consiglio, che allora aveva lasciato perplessi, mentre adesso – si può dire “con il senno del poi” – lascia non solo l’amaro in bocca ai cittadini, ma anche la sensazione che della salute pubblica interessi ben poco…